Lampedusa, in stato di fermo la nave dell’ong finanziata da Banksy: cosa sta succedendo

La Louise Michel è in stato di fermo dopo alcuni salvataggi messi a segno nelle scorse ore nel Mediterraneo

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“24 ore dopo che ci è stato detto che la nostra nave è stata trattenuta, non abbiamo ancora una giustificazione scritta ufficiale per il fermo. Sappiamo di dozzine di barche in pericolo proprio di fronte all’isola in questo preciso momento, eppure ci viene impedito di prestare assistenza. Questo è inaccettabile!”. Così si legge sull’account Twitter ufficiale della
Louise Michel, la nota ong finanziata dallo street artist Banksy. 

“Le autorità europee sanno perfettamente che ci sono persone in difficoltà nella loro zona Sar. Tuttavia, bloccano la Louise Michel e non le permettono di lasciare il porto per salvarle. Molte vite sono state perse in due naufragi ieri. Questi morti non sono un incidente o una tragedia. Sono voluti”, recita un secondo tweet.

 

Louise Michel bloccata a Lampedusa, ecco cosa è accaduto

La Louise Michel è arrivata a Lampedusa ieri, 25 marzo. Seguendo il racconto della ong su Twitter, la nave umanitaria ha soccorso alcuni barchini nel Mediterraneo salvando in tutto 180 persone.

“Dopo il primo soccorso, le autorità italiane ci avevano assegnato Trapani come porto di sbarco. Dopo il terzo soccorso, invece, ci hanno dato Lampedusa, che è un porto sicuro molto più vicino per i 180 naufraghi a bordo”, si legge. “Durante le operazioni di sbarco ci hanno fatto sapere che la nostra barca sarebbe finita in stato di fermo a causa di una violazione del nuovo decreto italiano. Aspettiamo ancora una nota ufficiale, siamo pronti a combatterla”, recitava l’ultimo tweet di stanotte.

Il comunicato della Guardia Costiera

Con un comunicato stampa la Guardia Costiera ha, intanto, provveduto a spiegare cosa sta accadendo. “L’autorità marittima di Lampedusa, nella giornata odierna, ha provveduto al fermo della nave ONG Louise Michel – si legge -. L’unità era giunta ieri nel porto dell’isola con a bordo 178 migranti, soccorsi su 4 diverse imbarcazioni (il primo evento avvenuto in aera SAR libica, i successivi 3 in area SAR maltese)”,

La nota spiega che il provvedimento è stato emesso a seguito degli accertamenti effettuati da IMRCC Roma – autorità coordinatrice dei soccorsi – in base al DL 1/2023, convertito nella legge 15/2023 e recante “disposizioni urgenti in materia di transito e sosta nelle acque territoriali delle navi non governative impegnate nelle operazioni di soccorso in mare”. L’unità, nello specifico, dopo aver effettuato il primo intervento di soccorso in acque libiche, “contravveniva all’impartita disposizione di raggiungere il porto di Trapani, dirigendo invece su altre 3 unità di migranti sulle quali, peraltro, sotto il coordinamento di IMRCC Roma, stavano già dirigendo in soccorso i mezzi della Guardia Costiera italiana. Le disposizioni impartite alla nave Ong, valutate le sue piccole dimensioni, erano altresì tese a evitare che la stessa prendesse a bordo un numero di persone tale da pregiudicare sia la sua sicurezza che quella delle imbarcazioni di migranti a cui avrebbe prestato soccorso. La non osservanza delle disposizioni, inoltre, ha rallentato il raggiungimento di un porto di sbarco per i migranti salvati nel primo intervento, inizialmente individuato in quello di Trapani dal Ministero dell’Interno, inducendo così a ridisegnare la decisione in modo da far convergere l’arrivo della Ong, per motivi di sicurezza e di urgenza, nel porto di Lampedusa, già peraltro sollecitato dai numerosi arrivi di migranti di questi ultimi giorni”.

“A tale comportamento che già di per sé complicava il delicato lavoro di coordinamento dei soccorsi, si sommavano le continue chiamate dei mezzi aerei ONG che hanno sovraccaricato i sistemi di comunicazione del centro nazionale di coordinamento dei soccorsi, sovrapponendosi e duplicando le segnalazioni dei già presenti assetti aerei dello Stato. Allo stesso modo, l’episodio citato da ONG Ocean Viking e riferito ai presunti spari della guardia costiera libica avvenuto in area SAR ricadente nella responsabilità di un altro centro di coordinamento nazionale, non veniva riportato al Paese di bandiera come sarebbe previsto dalle norme sulla sicurezza della navigazione, bensì al centro di coordinamento italiano, in modo continuativo, finendo anche questo col sovraccaricare l’IMRCC in momenti particolarmente intensivi di soccorsi in atto”.

“Ciononostante – chiosa il comunicato – in 48 ore sono state soccorse, sotto il coordinamento della Guardia Costiera Italiana, oltre 3300 persone a bordo di 58 imbarcazioni”.

Foto da Twitter LouiseMichel

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