L’ascesso e la setticemia, così è morto Francesco Santoro: un medico di Villa Sofia rinviato a giudizio – VIDEO

Santoro

L’ascesso insopportabile, la cura antibiotica che non dà gli effetti sperati, il medico del CTO che rimanda a casa il paziente, un fragile essendo un dializzato, senza fare i giusti approfondimenti e predisporre il ricovero. Infine, la setticemia fatale. Così è morto Francesco Santoro, 46enne, deceduto all’ospedale Villa Sofia di Palermo il 7 aprile 2023. A distanza di un anno è in corso un processo dove è imputato un medico di 58 anni del reparto di Stomatologia del CTO dell’azienda ospedaliera di Villa Sofia. Il dottore è stato rinviato a giudizio con udienza il prossimo 10 luglio.

A raccontare la vicenda a Palermo Live è la sorella di Francesco Santoro, Rosaria, che insieme alla mamma e alla sorella ha presentato querela per fare chiarezza su tutta la vicenda. “Tutto inizia il 22 marzo del 2023, quando mio fratello si è sentito male. Siamo andati a Villa Sofia in quanto Francesco si fidava del reparto di Nefrologia, essendo un dializzato. Arrivati al triage del pronto soccorso, ci dirottano subito al reparto di Stomatologia del CTO. Il dottore ci ha ricevuto dopo dieci minuti. Ha visitato mio fratello, con i guanti messi ha infilato il dito all’interno della bocca di Francesco confermando che si trattava proprio di un ascesso”.

Nessun ricovero per il 46enne al quale viene data un’ulteriore cura, prima di essere mandato a casa. “Dopo avergli detto che mio fratello era un dializzato e diabetico e che già da quattro giorni aveva iniziato una cura, il dottore mi disse di continuare con Rocefin aggiungendo il Flagyl e al bisogno l’Oki. Noi pensavamo che mio fratello venisse ricoverato – continua Rosaria -, essendo un paziente dializzato“.

La cura, però, non fece effetto. Dopo due giorni, al centro dialisi, facendo un prelievo, si sono accorti che l’uomo aveva i globuli bianchi molto alti. La nefrologa di riferimento ha quindi chiamato la sorella dicendo di portare il signor Santoro in ospedale perché era in shock settico. “Lo abbiamo portato all’ospedale Cervello – dice la sorella – dove è stato sottoposto a visita dopo tre ore. La sera gli fecero una tac e gli esami di sangue che confermarono l’ascesso e la setticemia”. L’uomo viene quindi trasferito a Malattie Infettive.

Le perplessità della dottoressa del Cervello

La dottoressa che era di turno – racconta Rosaria Santoro – ci disse che mio fratello lo avevamo portato in uno stato pietoso. Io le risposi che non era vero perché eravamo venuti qualche giorno prima e Francesco stava già male. Ho anche mandato la documentazione alla dottoressa come prova di quello che dicevo”.

L’ultima chiamata con Francesco: “Era spaventato. Mi disse ‘cosa devo fare qua? Sicuramente mi trasferiranno in Rianimazione’. Gli risposi che era meglio così era maggiormente controllato”. Rosaria, però, non immaginava che quella potesse essere l’ultima volta che sentiva al telefono il fratello. “Alle 13.30 del 26 marzo mi arriva l’ultima chiamata del Cervello dove mi dissero che mio fratello era stato intubato e sedato e subito portato alla maxi facciale di Villa Sofia che doveva essere operato d’urgenza”. Santoro morirà poi il 7 aprile.

L’iter legale: un medico rinviato a giudizio

La famiglia Santoro, nella fatti specie le due sorelle e la madre, subito dopo il decesso del familiare hanno presentato querela affidandosi agli avvocati Rosanna Siino e Domenico Cancemi. Dopo il sequestro delle cartelle cliniche, il pubblico ministero ha nominato il suo consulente di ufficio il quale evidenziava una responsabilità non ritenuta così grave da poter procedere penalmente ma solo civilmente per chiedere un risarcimento. A seguito di ciò veniva chiesta l’archiviazione del caso.

A questo punto, i legali della famiglia Santoro hanno presentato opposizione: “Abbiamo evidenziato tutti quelli che sono stati gli aspetti non valutati dal consulente del pubblico ministero – spiega l’avvocato Siino a Palermo Live -. Nel caso di specie, nella relazione si legge che il signor Santoro arriva al pronto soccorso in condizioni gravi. Circostanza che non corrisponde al vero perché all’uomo viene assegnato il codice verde. Sicuramente Santoro aveva un’infezione che andava attenzionata con esami strumentali essendo soggetto fragile. Noi nell’opposizione chiediamo l’imputazione coatta o eventualmente un’integrazione delle indagini”. Alla fine il gip decide di accogliere l’opposizione dei legali e procedere con l’imputazione coatta. L’udienza è prevista per il 10 luglio.

Il pm Vittorio Coppola, nelle motivazioni che hanno portato all’imputazione coatta, ha spiegato che “con imprudenza e negligenza nonché con violazione delle raccomandazioni previste dalle linee guida, nella qualità di medico di turno nel reparto di odontomastologia dell’ospedale Villa Sofia, richiesto per una consulenza dal medico di turno del pronto soccorso del medesimo ospedale, cagionava il decesso del paziente omettendo di effettuare un esame strumentale dell’urgenza odontoiatrica”.

Il pm, inoltre, ha ribadito quello che era da sempre il pensiero della famiglia Santoro. L’uomo andava ricoverato dopo che si era presentato la prima volta al pronto soccorso. “Lo stesso medico ometteva altresì di disporre il ricovero ospedaliero non disponendo né un drenaggio né altri trattamenti chirurgici farmacologici d’urgenza di cui necessitava il paziente a causa dell’ascesso dentale da cui era affetto e per cui si era presentato al reparto di medicina d’urgenza di questo ospedale”.

A nostro avviso è evidente la violazione delle linee guida e delle buone pratiche assistenziali“, afferma a Palermo Live l’avvocato Domenico Cancemi. “In particolare, se il signor Santoro fosse stato trattato con gli strumenti necessari la vicenda avrebbe avuto esito migliore. L’uomo doveva essere sottoposto a una terapia antibiotica endovena e soprattutto una tac nella parte inferiore del collo provvedendo di conseguenza al drenaggio dell’ascesso. Circostanze che non sono state eseguite, portando alla setticemia e al decesso dell’uomo”.

Ciò che si chiede la famiglia Santoro è: “Se ci fossero state le giuste attenzioni da parte del medico, mio fratello sarebbe deceduto?”. Tra qualche giorno ci potrebbe essere la risposta a questo interrogativo che da un anno tormenta i familiari del quarantaseienne.

LEGGI ANCHE: