Lauree false in vendita, 10 indagati tra Sicilia e Calabria
Coinvolto nell’inchiesta anche un residente di Ribera, nell’Agrigentino
Una truffa che verteva attorno alla vendita di false lauree da parte di un centro di formazione con diverse sedi in Italia. Questo il fulcro dell’operazione “Lucignolo”, scaturita dalla denunce di coloro che hanno conseguito titoli poi non riconosciuti nell’ambito di procedure valutative del personale all’interno delle pubbliche amministrazioni.
I finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e il personale della Polizia Metropolitana reggina hanno così eseguito un’ordinanza di custodia cautelare personale e patrimoniale nei confronti di dieci persone. Il tutto su delega della locale Procura, su provvedimento del tribunale di Reggio Calabria. Uno dei dieci indagati è di Ribera, nell’Agrigentino. L’accusa è di associazione per delinquere finalizzata a commettere truffe, falsi e autoriciclaggio.
Lauree false a prezzi esosi
Dalle ricostruzioni, emerge che gli indagati erano in grado di fornire diplomi di laurea di università straniere con la relativa omologazione. Forniti anche diplomi di università italiane telematiche, certificati di conoscenza della lingua inglese e abilitazioni all’attività didattica nell’ambito dell’assistenza educativa. Il tutto naturalmente dietro il pagamento di prezzi esosi per le attività formative, organizzate in varie sedi. In alcuni casi, i titoli erano rilasciati senza la frequenza di alcun corso o il superamento di alcun esame.
Gli accertamenti consentirebbero quindi di delineare l’esistenza e l’operatività di un’associazione per delinquere, stabile e strutturata, attiva dal 2016 a oggi. Il tutto dietro la parvenza di un finto centro di formazione internazionale, falsamente riconosciuto e convenzionato con enti pubblici e università italiane e straniere.
Misura cautelare e sequestro
A eseguire il provvedimento la Compagnia Pronto impiego in collaborazione con la sezione di polizia giudiziaria di Reggio Calabria e con i reparti del corpo competenti per territorio. Si è disposta la misura cautelare in carcere nei confronti di tre donne di Condofuri (RC), madre e figlie. Arresti domiciliari per altre cinque persone residenti nella Locride, a Roma, a Trani, a Terracina e a Rho. Infine, obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria per altri due, residenti a Locri e Ribera.
Disposto anche il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, di rapporti finanziari e di due immobili di pregio nel Comune di Roma, in Via degli Scipioni, nella disponibilità dei promotori dell’organizzazione. I beni, dal valore complessivo di oltre 3.200.000 euro, sono ritenuti provento dell’attività illecita.