Dillo a Palermo Live

Lavoratori PUC mandati via dopo sei mesi dal Comune di Misilmeri, “Abbiamo diritto a una proroga”

“Cinque dei nostri iscritti al Movimento del Popolo Siciliano per sei mesi, essendo percettori dell’assegno d’Inclusione, hanno partecipato ai progetti PUC (Progetti Utili alla Collettività) al Comune di Misilmeri. Dopo circa 180 giorni questi lavoratori, senza un motivo preciso, sono stati mandati via circa due settimane fa. Ma secondo la legge chi aderisce ai Puc può contribuire alle attività dell’amministrazione di residenza per un massimo di dodici mesi. Può essere sostituto solo per motivi disciplinari, ma non è questo il caso. Siamo di fronte all’ennesima ingiustizia nei confronti dei più deboli. Siamo pronti a scendere in piazza ancora una volta per manifestare e chiedere il rispetto dei diritti di chi sta cercando di ridarsi un futuro lavorativo. Vogliamo chiarezza”. A denunciare la segnalazione Toni Guarino, presidente del Movimento del Popolo Siciliano, Toni Guarino.

“Siamo stati chiamati sei mesi fa dai Servizi Sociali per lavorare al Comune di Misilmeri e svolgere diverse mansioni” spiega a Palermo Live Giuseppe Ficarra, lavoratore Sfl. A fine agosto c’era stato anche detto che il nostro impiego era terminato, dopo tre mesi. Andando al Centro per l’impiego risultava che alcuni erano stati chiamati per prestare servizio per tre mesi altri per sei, ma da contratto è previsto che chi rientra nel Supporto per la Formazione e Lavoro debba fare sei mesi più proroga per un massimo di dodici mesi. C’era stato detto che si era trattato di un errore burocratico ed a ottobre siamo rientrati. Adesso alla scadenza del 31 dicembre siamo punto ed a capo. Ma la legge parla chiaro: noi lavoratori PUC abbiamo diritto a una proroga”.

“Abbiamo parlato anche col sindaco di Misilmeri che non ha nascosto il fatto che al Comune serve personale che si occupi della manutenzione quotidiana, ma dai servizi sociali è stata negata la proroga perché nessuna amministrazione è obbligata a farla. Vogliamo chiarezza. Non stiamo chiedendo di avere un posto di lavoro, ma di rispettare i nostri diritti”.

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Redazione PL