Le aziende siciliane in coro:«Dopo il coronavirus ad ucciderci è la burocrazia»
L’Ance Sicilia chiede “un immediato recupero di etica, responsabilità e senso del dovere, anzitutto per il rispetto dovuto a quanti hanno lavorato e sofferto senza sosta durante la fase cruciale dell’emergenza”
Così non si può proprio proseguire. Alle aziende siciliane, colpite durissimo dalla pandemia, tocca adesso, nella fase cruciale della ripresa, fare i conti con una burocrazia a dir poco sfibrante. Sfibrante sì, come i nervi di tutti quegli imprenditori che, quotidianamente sono giocoforza costretti a prendere contatto con la pubblica amministrazione. Ente spesso e volentieri tacciato di poca solerzia nel disbrigo di pratiche o, quanto meno nel dare le risposte alla propria utenza. Ecco perchè, Ance Sicilia chiede ai governi nazionale e regionale di intervenire con più rigide regole organizzative, per ripristinare la piena funzionalità della pubblica amministrazione presente in Sicilia nel suo complesso, attraverso una distribuzione delle ferie che tenga in conto dell’emergenza in corso, oltre ad un controllo serrato della effettiva disponibilità e produttività dei funzionari in smart working, auspicando anche una pronta regolamentazione dello smart working e una “moral suasion” da parte dei sindacati nei confronti dei propri iscritti”.
CI VUOLE SENSO DEL DOVERE
Ance Sicilia chiede altresì “un immediato recupero di etica e responsabilità e senso del dovere, anzitutto per il rispetto dovuto a quanti hanno lavorato e sofferto senza sosta durante la fase cruciale dell’emergenza in Italia, come, ad esempio, il personale sanitario tutto, ma soprattutto perché alla burocrazia è stato assegnato il compito di fare arrivare il più velocemente possibile alle imprese gli aiuti di cui hanno bisogno per la necessaria ripresa della nostra
economia”.
INUTILE CONTATTARE GLI UFFICI PUBBLICI AMMINISTRATIVI
“E’ ormai diventato impossibile avere rapporti con gli uffici pubblici delle amministrazioni statali e regionali – spiegano all’associazione regionale dei costruttori edili – , perché i funzionari o sono in ferie o sono in smart working e non rispondono ai cellulari d’ufficio, anche per diverse ore al giorno; mancano norme organizzative e orari di disponibilità certi. Migliaia di imprese che attendono gli aiuti promessi da Stato e Regione, o che devono presentare o integrare pratiche rimaste ferme durante il ‘lockdown’ o che hanno bisogno di sbloccare pagamenti attesi anche da anni, si imbattono in porte chiuse. I centralinisti, per assurdo, provano a mettersi a disposizione, avvisano il funzionario a casa di rispondere e comunicano all’impresa ‘ora lo può chiamare’.
L’Ance denuncia anche l’inutilità degli appuntamenti che i centralinisti invitano a prendere ma non solo, perchè ciò che più disturba è la convinzione da parte di molti che l’emergenza sia stata ormai messa alle spalle e che tutto sia tornato alla normalità.
BUROCRAZIA APATICA E INDISPONENTE: COSI’ SI FALLISCE
“Ci chiediamo, invece – conclude Ance Sicilia – , se e quando potrà tornare la normalità per gli imprenditori che hanno chiuso o che, avendo riaperto in sicurezza sostenendo ingenti spese, presto saranno costretti al fallimento; quando potrà tornare la normalità anche per i lavoratori che non ricevono lo stipendio da marzo e per tutti i cittadini che vivono sotto la soglia di povertà e che sperano nei fondi europei in arrivo per incontrare un’offerta di lavoro, magari in un cantiere che si apre. Forse non potremo arrivare alla normalità, ma con l’aiuto della macchina amministrativa sicuramente potremmo ottenere i miglioramenti consentiti dalla difficile situazione. Ma se a gestire le risorse sarà ancora una volta questa parte della burocrazia apatica, ignava, insensibile e indisponente, quanti altri anni ci vorranno perché i soldi arrivino dove sono destinati?”
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