Le immagini raccolte e analizzate dalla società statunitense di riprese satellitari Maxar Technologies, mostrano più di 200 nuove tombe in un sito posizionato all’estrema nord-occidentale di Manhush, una città a circa 19 chilometri a ovest di Mariupol. È stato notato che l’espansione delle fosse comuni è iniziata nel periodo compreso tra il 23 e il 26 marzo ed è proseguita fino ad aprile. Secondo l’analisi di Maxar, ci sarebbero più di 200 tombe appena scavate in un sito all’estremità nord-occidentale di Manhush dove i soldati russi avrebbero portato i corpi delle persone uccise a Mariupol. Quindi gli occhi dei satelliti stanno impedendo che che i morti di Mariupol siano inghiottiti nel nulla, senza lapidi e senza memoria. Grazie a loro adesso si sa che migliaia di corpi, fino a 9 mila, secondo una stima dell’amministrazione locale, possono essere stati sepolti in fosse comuni a Manhush.
Dalle immagini si vede che in un ampio quadrato di terra spoglia ci sono rettangoli di terra smossa. Sono l’uno accanto all’altro, scavati con sistematicità. Ciascuna fossa misura poco più di 3 metri per quasi 2. Quanto basta per contenere più corpi ciascuna. Le prime file sono comparse nella seconda metà di marzo, ed ad aprile le immagini hanno mostrato più di 200 buche scavate di fresco. Occupano poco più di 4.000 mq,, che sono aumentati man mano che i russi si accanivano sui civili. Uccisi e portati via con i camion, ha detto il sindaco Vadim Boychenko. Raccolti in diverse parti della città e rinchiusi alla rinfusa in sacchi di plastica, senza nome, senza data. Fonti ucraine stimano che, dall’inizio dell’offensiva, potrebbero essere fino a 22.000 gli abitanti di Mariupol uccisi dall’esercito russo.
E, come mostrano i satelliti, nell’area scelta dai russi c’è ancora ancora tanto spazio. All’inizio nella fretta li abbandonavano per strada. Poi hanno iniziato a bruciarli nei forni crematori mobili. Altri ancora li hanno buttati in buche improvvisate. Poi, quando i corpi dei civili trucidati sono diventati troppi, i russi si sono messi a scavare fosse comuni allineate, disposte in modo da sfruttare al massimo lo spazio. Con una sistematicità che evoca immagini di altri stermini.