Le sanzioni alla Russia sono un boomerang: gli effetti sull’economia italiana

La Casa Bianca e la Ue hanno deciso nuove sanzioni per rispondere all’attacco di Mosca contro l’Ucraina. Ma si fermeranno anche interscambi strategici

In tutto il mondo occidentale si stanno preparando le sanzioni che colpiranno duramente la Russia. Non sono previste soltanto misure contro aziende e società russe, ma ci saranno punizioni anche contro il presidente russo e il suo ministro degli Esteri. Tutti dicono che la risposta all’invasione dell’Ucraina deve essere ferma, dura e unitaria. Quindi saranno presi provvedimenti necessari, indispensabili. Ma, di certo, non c’è alcun dubbio che i loro effetti si faranno sentire oltre che sui russi anche sulle economie dei Paesi che le hanno inflitte. Senza mettere nel conto le inevitabili ritorsioni che di certo faranno seguito agli interventi sanzionatori. Alcuni Paesi, come l’Italia, saranno penalizzati più di altri. Infatti lo scenario che si presenta davanti all’Italia nelle prossime settimane non è semplice. Nonostante che i rapporti commerciali tra Italia e Russia si siano molto raffreddati dopo le sanzioni del 2014. Fino ad allora alla Russia era destinato il 2,7% dell’export italiano e originava il 5,2% dell’import. Per un interscambio di circa 34 miliardi di euro l’anno. Invece lo scorso anno, per esempio, Mosca è stata la destinazione dell’1,5% delle esportazioni italiane e origine del 3% delle importazioni. Un segno tangibile che i rapporti commerciali si sono dimezzati.

DALLA RUSSIA IMPORTAZIONI STRATEGICHE

I numeri degli interscambi con i russi potrebbero sembrare piccoli. Ma occorre tenere conto che le importazioni che arrivano dalla Russia sono per l’Italia strategiche. Dentro quel 3% di import c’è il 42% del gas usato nel Paese e il 13% del petrolio. Inoltre, la Russia è origine di più di metà dell’import italiano di carbone e lignite, tra l’altro in forte aumento rispetto ai livelli precedenti alla crisi, di circa 15% dei prodotti petroliferi e di quasi il 7% dei metalli di base. Comunque il dato delle importazioni è sottostimato perché lo scorso anno il prezzo del gas era decisamente più basso di quello di oggi.

SI FERMANO GLI SCAMBI ANCHE CON L’UCRAINA

Ma oltre alle sanzioni, le sofferenze per l’economia non verranno soltanto dal versante russo. La guerra blocca anche gli scambi con l’Ucraina. Basta ascoltare il grido di dolore che è subito arrivato da Vincenzo Divella, amministratore delegato dell’omonimo pastificio. «È stata bloccata una nostra nave che doveva andare a caricare grano di alta qualità nel porto do Rostov». Infatti nel mar Nero già non si naviga più. Il settore agroalimentare rischia di essere messo in ginocchio. L’Ucraina produce 36 milioni di tonnellate di mais per l’alimentazione animale e 25 milioni di tonnellate di grano tenero per la produzione del pane. Ma nel settore alimentare ci saranno di sicuro consistenti perdite anche nell’export.

Secondo i dati di Unionfood lo scorso anno verso Russia e Ucraina sono stati esportati 850 milioni di beni alimentari. Il caffè, da solo, vale 68 milioni, il cioccolato 33 milioni, la pasta 22 milioni. Ma oltre che nell’alimentare ci saranno anche altre conseguenze, magari meno evidenti, ma non meno preoccupanti. Per esempio nel distretto della ceramica di Sassuolo, uno dei fiori all’occhiello del Made in Italy. Circa la metà dell’argilla e del caolino utilizzati per l’industria ceramica del distretto, arrivano, via porto di Ravenna, dall’Ucraina.