Le testimonianze: «A Mariupol lanciavano persone dalle finestre e scommettevano»

Il racconto di un poliziotto ucraino: «Obbligavano le persone a lanciarsi dalle finestre e scommettevano su chi restava vivo». Vergogna a Irpin: violentata una 20enne incinta

Mikhail Vershinin è il comandante di uno dei distretti di polizia di Mariupol. Ha raccontato che il 15 marzo le truppe di Mosca presero in ostaggio pazienti e personale dell’Ospedale Regionale di Terapia Intensiva per servirsene come scudi umani. Ed ha aggiunto che è stato testimone di episodi sconvolgenti: «Obbligavano i civili a salire all’ultimo piano dell’edificio e li lanciavano dalle finestre. Poi scommettevano denaro tra chi era morto sul colpo o gravemente ferito». Poi ha fatto una considerazione: «I soldati combattono per una causa, giusta o sbagliata che sia. I criminali uccidono per gioco. La differenza è tutta qui». Il racconto di Mikhail è l’ennesima dimostrazione che gli orrori documentati con foto e video a Bucha si sono ripetuti in tutte le aree dell’Ucraina. A Mariupol è tutt’ora in corso una caccia all’uomo. Lo racconta il consigliere del sindaco Petr Andryushchenko. «I russi non esitano a uccidere i civili per strada. Poi scattano foto e si vantano della vittoria, come se si trovassero in un safari».  Territori in cui da settimane si replicano a ritmo incessante stupri, torture e uccisioni.

NON SOLO MARIUPOL: ALTRE TESTIMONIANZE DI STUPRI E TORTURE

Proprio ieri, su Telegram, Lyudmila Denisova, commissario per i diritti umani del Parlamento ucraino, ha segnalato che non solo le donne sono state vittime di violenza sessuale. È emerso che anche molti «bambini di meno di 10 anni uccisi presentano segni di tortura e stupro». A raccontare scene e situazioni da girone dantesco sono anche i civili attraverso i social. Ragazze come Nadezda, Alena e Karina che su Facebook hanno compilato un agghiacciante diario quotidiano di mostruosità. A Buzova, località a 20 km a ovest della capitale, il sindaco Taras Didich ha documentato su Telegram il ritrovamento di una cinquantina di corpi lungo un tratto di 6 chilometri della strada principale che porta a Kiev. «Sessanta persone al momento non si trovano. Temiamo l’esistenza di fosse comuni». Altri cadaveri sono all’obitorio, prelevati per strada dai parenti delle vittime. «I corpi hanno i segni di colpi di fucile e sono rimasti all’aperto per una decina di giorni». Violenza folle, come a Irpin, dove due soldati hanno violentato una ragazza incinta di 20 anni che ha perso il figlio, oppure a Makarov, dove hanno tagliato le mani a un uomo di 80 anni, morto dissanguato, davanti alla figlia.

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