Tra i cibi più gettonati di Capodanno, le lenticchie, simbolo di ricchezza e portafortuna, saranno presenti in otto menu su dieci per il cenone di fine anno. È quanto emerge dall’analisi Coldiretti/Ixe’ sul Capodanno degli italiani che mettono sul podio al primo posto lo spumante con l’84%, le lenticchie al secondo (82%) e al terzo il cotechino o lo zampone (69%).
“La produzione in Italia di lenticchia – sottolinea la Coldiretti – è di circa 4,3 milioni di chili e particolarmente ricercate sono quelle Castelluccio di Norcia IGP, la cui produzione era stata duramente colpita dal terremoto ma anche quelle inserite nell’elenco delle specialità tradizionali nazionali come le lenticchie di S.Stefano di Sessano (Abruzzo), di Valle agricola (Campania), di Onano, Rascino e Ventotene (Lazio), molisane (Molise), di Villalba e Ustica (Sicilia) o umbre quali ad esempio quelle di Colfiorito”.
Le lenticchie, ricche di proteine ma anche sali minerali, ferro e vitamine del gruppo B, rappresentano uno degli alimenti che non può assolutamente mancare sulle tavole degli italiani la notte di Capodanno. Oggi, sono considerate simbolo di buona fortuna e ricchezza e si producono dal 7000 a.C. L’usanza di prepararle per la notte di San Silvestro si deve al popolo romano. All’inizio del nuovo anno, i romani erano soliti regalare una borsa in cuoio, chiamata scarsella, da legare alla cintura, che all’interno conteneva proprio le lenticchie. L’augurio, infatti, era che questi legumi, durante l’anno, si trasformassero in monete.
In Sicilia, sono tre i presìdi Slow Food per la tutela e la valorizzazione delle lenticchie.
La lenticchia di Villalba è coltivata nelle campagne a nordovest di Caltanissetta. Quella di Ustica, coltivata a mano nell’omonima isola e ingrediente base dei piatti locali, è considerata la più piccola d’Italia e si caratterizza per il suo colore marrone scuro con sfumature verdi. Le due ricette classiche sono la zuppa, arricchita con le verdure locali e profumata con basilico o finocchietto selvatico, e la pasta e lenticchie, preparata con gli spaghetti spezzati.
Infine, la lenticchia nera delle colline ennesi è coltivata in poco meno di 5 ettari, nel comune di Leonforte, in provincia di Enna, che le ha valorizzate come prodotto identitario. La lenticchia nera, miglioratrice della fertilità del suolo, è uno dei legumi più caratteristici dell’area per via della sua colorazione, nera all’esterno e rosso-brunastra all’interno, e del suo sapore intenso.
Fonte foto Jerzy Górecki – Pixabay.