Orrore in Lettonia, dato alle fiamme il paramedico gay Normunds Kindzulis

La Polizia aveva liquidato la tragedia catalogandola come suicidio, ma l’opinione pubblica è insorta

Una recente immagine del giovane paramedico ucciso

Se ne è andato soffrendo atrocemente, tra le fiamme: Normunds Kindzulis era un paramedico di ventinove anni che, secondo le prime ricostruzioni, sarebbe stato arso vivo perchè omosessuale.
La tragedia è avvenuta a Tukums, tranquilla cittadina della Lettonia dove il giovane, già vittima di minacce di matrice omofoba, era stato costretto a trasferirsi da Riga.
Ma i suoi aguzzini omofobi, protagonisti delle precedenti aggressioni, non gli hanno dato tregua, ritrovandolo persino nel piccolo centro a circa settanta chilometri dalla capitale dove aveva preso a vivere e a lavorare.
Ben quattro gli attacchi di inaudita violenza all’indirizzo del giovane assistente medico, prima del terribile episodio che gli è stato fatale.
Il fatto risale alle scorse settimane, ma la notizia si è diffusa soltanto nelle ultime ore.

Il ventinovenne omosessuale Normunds Kindzulis arso vivo

UN DELITTO EFFERATO

Il Paese baltico è sotto choc anche per le orribili modalità dell’aggressione.
Il ragazzo sarebbe stato cosparso di carburante e, a trovarlo in preda alle fiamme ma ancora vivo, il coinquilino Artis Jaunklavin.
“Ho provato a spegnere il fuoco – racconta- l’ho preso in braccio e l’ho portato nella vasca da bagno”.
“Ma a quel punto le bruciature erano troppo severe, sembrava una torcia- spiega – e i vestiti si erano fusi con la pelle”.
Normunds Kindzulis è morto con gravi ustioni sull’85% del corpo.

MEDIA, CITTADINI E ASSOCIAZIONI LGBT CHIEDONO CHIAREZZA

Il ruolo dell ’opinione pubblica lettone si sta rivelando focale negli accertamenti e nelle indagini relativi alla terribile vicenda.
In un primo momento, infatti, la Polizia aveva cercato di archiviare il caso derubricandolo come suicidio.
Un tentativo che non ha avuto seguito grazie alle pressioni delle testate locali e alle proteste di semplici cittadini indignati per l’accaduto.
Le associazioni a tutela dei diritti delle persone LGBT, inoltre, sostengono senza alcun dubbio lo stampo omofobo del vile attacco.
Le indagini sono in corso.

LE REAZIONI DELLA POLITICA

Secondo il racconto del coinquilino, sia la Polizia che i datori di lavoro erano al corrente delle precedenti minacce.
“Perchè vi fosse una reazione – sostiene Artis – abbiamo dovuto attendere che una vita fosse spezzata”.
Accuse durissime : alla luce della gravità del fatto, la politica non ha potuto esimersi dal prendere posizione. “Non vi è posto per l’odio – assicura il presidente della Repubblica Egils Levits – il valore della società la tolleranza”.
“Una tale espressione di odio – ha concluso – è al tempo stesso un crimine contro la società”.