AstraZeneca nel primo trimestre dell’anno doveva consegnare all’Europa 120 milioni di dosi, invece ne ha consegnate solo un quarto, 30 milioni. Inoltre nella Ue il vaccino ha avuto una iter difficile, tanto è vero che c’è stato anche il blocco delle somministrazioni per alcuni giorni deciso dall’Ema. Addirittura alcuni Paesi lo hanno definitivamente sospeso. Per questi motivi Bruxelles ha deciso di scommettere su altri produttori ritenuti più sicuri, ed in grado di soddisfare il fabbisogno europeo nella seconda parte dell’anno. Per quanto riguarda l’Italia, la reputazione del vaccino anglo-svedese dopo alcune morti sospette è rimasta compromessa. Ci sono stati tanti timori e rinunce, che in alcune regioni hanno condizionato l’iter della campagna vaccinale.
Quindi l’Europa e AstraZeneca vanno verso il divorzio. La Commissione non ha rinnovato il contratto con l’azienda anglo-svedese in scadenza alla fine di giugno. D’altro canto era una mossa prevista, dopo che Bruxelles aveva avviato un’azione legale per inaffidabilità contro il produttore di questo vaccino anti-Covid. Per contro sono stati siglati accordi con gli altri rappresentanti di Big Pharma dimostratisi più affidabili, Comunque non sono state espresse critiche nei confronti del vaccino, che ha invece definito “molto interessante e molto buono”.
Per quanto riguarda le seconde dosi, i richiami AstraZeneca saranno effettuati con lo stesso vaccino. Il ministro della Salute Speranza ha recentemente chiarito che chi ha fatto la prima dose e non ha avuto problemi, può fare tranquillamente anche la seconda. Infatti al momento non ci sono notizie di problemi conseguenti al richiamo. Comunque per la campagna vaccinale si può ipotizzare un cambio radicale della strategia Ue. «Abbiamo iniziato a lavorare con Pfizer per la seconda fase con i vaccini di seconda generazione», ha detto il commissario europeo Thierry Breton. E ieri Ursula von der Leyen ha confermato di aver stipulato un maxi-contratto proprio con Pfizer-BioNtech per 1.8 miliardi di dosi del vaccino. Questa intesa che prevede «la possibilità per gli Stati membri di donare o rivendere le dosi, in modo da poterle offrire per esempio anche ai nostri vicini».