La Natività del Caravaggio rimane la seconda opera più ricercata al mondo dall’FBI. Il corpo investigativo americano pare non abbia tolto gli occhi da questo vero e proprio cold case della storia dell’arte, tanto da essere dopo più di metà secolo ancora al secondo posto della loro classifica Art Crimes da ritrovare, con un valore di mercato stimato sopra ai 20 milioni di dollari. A riportare in auge di nuovo il mistero e un grido affinché si smuova qualcosa è il ricercatore Michele Cuppone.
Lo studioso per anni ha approfondito la sparizione del dipinto, che raffigura la nascita di Cristo nel tipico stile intenso e realistico del Caravaggio, durante la notte del 17 ottobre del 1969. L’opera prima del furto era rimasta esposta all’interno dell’Oratorio di San Lorenzo, nella zona Kalsa, per oltre 300 anni fino a quella tragica notte. Secondo le cronache locali di quel periodo i ladri forzarono una finestra dell’Oratorio di San Lorenzo, tagliarono la tela dal suo supporto e l’avvolsero in un tappetto. L’opera fu trasportata nell’indifferenza generale in una notte apparentemente come le altre.
Oggi resta tra le opere più ricercate al mondo dopo più di 55 anni. La pista plausibile e accreditata negli anni è che il furto sia avvenuto per mano di Cosa Nostra. Negli anni diversi pentiti del clan siciliano hanno fornito versioni differenti, alcune delle quali ritrattate, riguardanti il capolavoro di Caravaggio. Alcune testimonianze riportano che l’opera sarebbe stata esposta durante riunioni mafiose, come simbolo di prestigio, ma non ci sono prove concrete. Intorno a questo caso ruotano più di 6 versioni. La più dettagliata, però, è quella di Marino Mannoia, ex mafioso soprannominato anche Mozzarella o Il Chimico.
Proprio lui rivelò a Giovanni Falcone che il dipinto era stato fatto a pezzi, ma non prima di averlo mostrato a un possibile acquirente pronto a tutto. Peccato che Mannoia, qualche anno fa, abbia rivisto la sua versione, ammettendo di aver fatto quelle dichiarazioni perché sotto pressione da parte del pool antimafia. Un’altra versione ancora è quella che la pala dall’altare nell’Oratorio San Lorenzo sia stata divisa in più parti. In ogni pezzo, sparso nel mondo, ci sarebbe uno dei protagonisti di questa opera straordinaria di Caravaggio: San Giuseppe, Francesco D’Assisi, San Lorenzo e Maria.
La tesi più accreditata, invece, dal ricercatore Michele Cuppone, esperto di Caravaggio e studioso del fatto intervistato qualche giorno fa dal Corriere della Sera, è che l’opera possa trovarsi al di fuori del confine italiano. Il maestoso quadro, infatti, potrebbe essere stato portato in Svizzera da Gaetano Badalamenti, capo della cosca mafiosa di Cinisi. L’opera dell’Oratorio di San Lorenzo sarebbe stata forse venduta e ora sarebbe presente in qualche collezione privata. Questa teoria scarterebbe l’ipotesi della distruzione dell’opera, che era anche stata presa in considerazione grazie alle indagini di Giovanni Falcone. Quale sarà la verità di questo cold case?
Fonte foto: @ComunediPalermo