“Il gruppo Abbate continua a opporsi all’utilizzo degli ammortizzatori sociali per provare a tutelare i livelli occupazionali. Contestiamo la procedura di licenziamento perché a nostro avviso ci sono dei presupposti di illegittimità e siamo pronti a opporci in ogni sede per salvaguardare le 40 famiglie coinvolte“. Lo scrivono in una nota i sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil. Nella giornata di venerdì c’è stato un incontro all’Ispettorato del Lavoro con l’azienda che continua a rifiutare la cassa integrazione. Adesso i sindacati chiedono i dati finanziari, uno dei requisiti per avviare la procedura di licenziamento che rientra nel contesto delle motivazioni.
“Nonostante le lotte sindacali e il supporto dei funzionari dell’ispettorato – scrivono le sigle – la procedura si è chiusa negativamente e quindi con un mancato accordo. Abbiamo nuovamente invitato l’azienda a ricorrere all’utilizzo degli ammortizzatori sociali conservativi adducendo tutte le opportunità a sostegno, ma senza successo». Per i sindacati non esistono i presupposti per chiudere positivamente la procedura”.
Nel corso dell’espletamento dell’esame congiunto – concludono i sindacati – malgrado continue reitere, non sono stati forniti i dati richiesti, a titolo esemplificativo dell’esercizio di bilancio 2023 con l’avallo dei revisori, nonché il piano commerciale. Ciò non ha consentito di esercitare le prerogative che la legge 223/91 riconosce ai funzionari al controllo e alla verifica della bontà, correttezza e trasparenza delle informazioni fornite dall’azienda. Tale circostanza ha arrecato un evidente pregiudizio alla legittimità della procedura della quale si contesta preliminarmente la sussistenza dei requisiti formali, incluso quello numerico, e sostanziali previsti dalla legge per l’accesso alla procedura di licenziamento collettivo. I licenziamenti che ne scaturiranno verranno anch’essi contestati con forza in tutte le sedi preposte“.
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