L’inferno del crack a Palermo, la storia di chi ne è uscito e di chi ancora lotta per uscirne – VIDEO
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Il crack. A Palermo aumenta in maniera vertiginosa chi quotidianamente ne fa uso. “Le Iene”, il programma di inchiesta in onda su Italia 1, è stata nel capoluogo per raccontare la storia di Fiorella, una madre che lotta per salvare il figlio Riccardo dalla dipendenza dalla droga; la storia di Laura, che ne ha fatto uso per più di sei anni e di Salvo che da più di un anno ha smesso di farne uso.
“Ho una rabbia dentro terribile, Riccardo si sta perdendo gli anni migliori della sua vita”, dice mamma Fiorella. “Io non posso fare le leggi, mi sono girato tutti gli ospedali di Palermo. L’unico modo per aiutarli è denunciare e io l’ho fatto, ma non può essere la soluzione”. Fiorella, per amore del figlio, molto spesso si è ritrovata di notte tra i vicoli di Ballarò ad accompagnare il figlio a comprare la droga. “Certe volte mi chiede aiuto e mi dice di accompagnarlo e io l’ho fatto. Ci sono momenti in cui lui vuole fumare ogni minuto”, ammette la mamma di Riccardo.
Dall’eroina al crack
“Non sono un soggetto che è entrato né è uscito pronto subito a smettere con le sostanze. Ero consapevole di volermi dedicare a un momento tutto mio che mancava da un mese”, ammette Riccardo all’inviato de “Le Iene” Nicola Barraco dopo essere uscito dal CPA (Centro di Pronta Accoglienza), una struttura che per i tossicodipendenti può rappresentare un importante passaggio prima di andare in comunità. “Mi sentivo così forte e protetto dalle mie capacità che sono scivolato nella dipendenza da droghe nel peggiore dei modi. Ho iniziato con l’eroina a 22 anni a Bologna. Poi il crack. Per farne uso fai cose assurde, a Palermo con 9 euro ti danno una busta di crack”.
“Il crack è come una botta in testa. Non si può descrivere la sensazione che ti dà, fai lunghi viaggi” dice Laura che ha smesso di fare uso di crack dieci anni fa. “Una sera mi sono ritrovato con delle persone che facevano uso di cocaina e ho iniziato anche io. Sono andata avanti così per due-tre anni. Poi il crack. Una sensazione così bella che ti mangia il cervello. Ti perdi, appena finisci ti viene lo sclero perché ne vuoi ancora. Lo stipendio andava via così”.
“Chi si fa di crack vuole solo quello. Non esiste l’umanità, né la pietà per la gente, né la dignità. Non esiste più nulla, solo il crack“, ammette Salvo che da un anno e tre mesi dopo un percorso in comunità non ne ha fatto più uso. “Mi commuovo se ripenso al Salvo che ero prima, a vermi in quello stato. Non riuscivo più a fissarmi un obiettivo e mi sono ritrovato a vivere sotto un ponte. Avevo voglia di lasciarmi andare. Consumavo due-tre grammi di cocaina al giorno, prima con dei soldi che avevo da parte poi facendo colletta per strada. Poi sono passato al crack. Fai di tutto per averne una dose. Io sono stato tre giorni di fila sveglio a fumare giorno e notte. Una volta per avere soldi per acquistare una dose di crack ho venduto un tostapane, una macchinetta per la barba e la piastra di mia madre”.
“Il crack accentua la produzione della dopamina, la serotonina e la noradrenalina”, spiega lo psichiatra Piero Cipriano. “Inizi ad avere le paure, visioni di figure che non esistono”, ammette Laura. “Io mi sono allontanato dalla famiglia e dagli amici. Mia madre usciva ogni giorno da casa e mi cercava” ha spiegato Salvo. “Alle volte la vedevo e mi nascondevo e dentro di me dicevo ‘Perdonami mamma’”. “Io sono pronto a rinunciare a mio figlio, l’importante è che lui viva”, ha detto mamma Fiorella.