Lo scoop di “Restart”, Rai 2: «Alcuni ospedali truccano i dati Covid per avere più soldi»

Nella trasmissione un dottore racconta che negli ospedali, per gonfiare i rimborsi, alterano i dati dei malati Covid, e di conseguenza ne risentono anche i numeri delle morti

La situazione fotografata dai report settimanali della Fondazione Gimbe vede una flessione seppure lieve di nuovi casi di Covid e di terapie intensive. Mentre aumentano i ricoveri in area medica ed i decessi di positivi. I dati sul numero giornaliero di morti per Covid snocciolati negli ultimi giorni dai bollettini sono da brividi. Non sono scesi al di sotto di 352. Un dato davvero allarmante. In tanti si pongono un interrogativo sul perché e come mai ci siano tanti morti fra i contagiati. E si chiedono anche se i dati sui morti e sui contagi legati al Covid siano “drogati”. E, infine, se la risposta è sì, a chi conviene gonfiare i numeri? A queste domande ha tentato di fornire una risposta il programma di approfondimento Restart, di Rai 2, con un servizio realizzato da Valentina Noseda. La giornalista ha intervistato un medico che svolge funzioni di dirigente in un ospedale romano. Durante l’intervista, il sanitario ha ammesso come i dati sarebbero “volontariamente alternati” e quindi gonfiati rispetto alla situazione reale.

«GONFIATO IL NUMERO DI POSITIVI»

«È frequente – ha spiegato il medico, che ha scelto di rimanere anonimo per tutelarsi – che sulla cartella venga scritto che un paziente è morto di Covid quando in realtà non lo è. A che scopo? In modo che salga il numero dei positivi. La stessa cosa accade con i ricoveri. Se un malato oncologico entra in ospedale e poco dopo si rivela positivo, anche se non ha sintomi diventa immediatamente un paziente Covid«. Le conseguenze di questa prassi, ovviamente, non sono da sottovalutare: «È gravissimo che trasferiscano un malato di tumore in una struttura Covid. Può essere come mandarlo alla morte, ma accade spesso».

«I POSITIVI SERVONO A FARE SOLDI»

A cosa servono tutti questi positivi? Secondo il medico intervistato da Restart, «a fare soldi. L’ospedale prende dei rimborsi in proporzione al numero di ricoveri e quindi tecnicamente la legge viene rispettata. Poi esistono logiche per spartirsi il bottino. Ci sono interessi. Soldi, potere, avanzamenti di carriera«. Secondo il dottore romano chi segue questo copione, insomma, ottiene poi un tornaconto: «Hanno già iniziato a premiarli, per esempio rimodulando i contratti. L’hanno chiamata produttività, ma l’unica cosa che si produce in realtà sono false morti per Covid».

I RIMBORSI PER I MALATI COVID

Secondo il medico, «in alcune strutture ospedaliere si alterano i dati nella speranza che, dimostrando che la struttura è in sofferenza per il Covid, si possano mettere più facilmente le mani sui soldi del Pnrr. Stanno assumendo anche nuovo personale: il pubblico apre le strutture, la gestione dei dipendenti viene data ai privati. I positivi servono per alimentare il sistema». Il Covid, quindi, viene trasformato in business. Come spiegato da Restart, la Gazzetta Ufficiale prevede infatti oltre 3.000 euro per i ricoveri in area medica e oltre 9.000 euro per ogni paziente in terapia intensiva per il Covid. «L’intera degenza viene contabilizzata come Covid, anche se il paziente non era positivo al momento dell’ingresso». Come spiegato dal segretario Uil/Fpl Lazio Giuseppe Conforzi, «se entro in ospedale con una caviglia rotta e resto in ospedale 3-4 giorni, nel caso che un tampone certifichi la mia positività le mie giornate di degenza cambiano tabella dal punto di vista economico». Praticamente un flusso di denaro pubblico enorme, erogato alle strutture dallo Stato.