Novanta giorni dopo il lockdown: controlli nei bar, ma in piazza puoi abbracciare Salvini

Regole e restrizioni che non valgono per tutti, lo dimostra per esempio il tour del leader della Lega

Giusto 90 giorni fa, ora più ora meno, consumavamo il nostro primo giorno di isolamento a casa. Partiva il lockdown, che quando il gioco si fa duro è meglio giocare con le parole english che fanno meno paura e sono più alla moda. Qualcuno, magari esagerando, l’ha paragonato ad un arresto domiciliare. Appunto, un’esagerazione. Però nella stragrande maggioranza delle città siciliane, proprio dove si temeva che venisse fuori quella dose di sconsiderata propensione alla disobbedienza, “state a casa” ha funzionato.

HA PREVALSO LA PAURA

Ha prevalso la paura più del senso civico. E comunque le regole sono state rispettate anche nel timore che potesse avvenire anche da noi la tragedia di Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emila Romagna. Ha vinto il rispetto delle regole, dall’uso delle mascherine al distanziamento sociale, fondamentali perché si tenessero a bada le ipotesi del contagio.

VIOLAZIONI IN PIAZZA

Oggi le regole sono saltate e spiace constatare che le violazioni più palesi sono emerse in tutta quella propaganda di piazza esercitata senza esitazioni e alla prima opportunità possibile da chi s’è visto togliere la scena dal Covid 19, si chiamassero Sardine o Salvini poco importa.

PER COLPA DI CHI?

Anche perché se le Sardine o Salvini hanno richiamato folla in piazza, la responsabilità del mancato rispetto del distanziamento sociale non è certo loro. Non sono loro che hanno il dovere di fare rispettare le regole, anche se in un Paese ad elevato rigore morale forse le occasioni di assembramento andrebbero evitate senza bisogno di imposizioni.

CHE LA FORTUNA CI ASSISTA

Tuttavia, se regole ci sono vanne rispettate, senza eccezioni e senza nessun genere di timore. È inopportuna la manifestazione politica o quella religiosa, non c’è dubbio ma se si ha la consapevolezza che esse non possano essere controllate secondo le regole si negano le autorizzazioni. Anche per evitare la tristissima sensazione che gli unici controlli veri siano quelli effettuati nei tavolini dei bar. In un Paese ad elevato rigore morale… Ecco, mi sono risposto. Che la fortuna ci assista, come ci ha assistito dalle nostre parti.