Pur essendo guariti dal Covid da mesi, o addiritura da un anno, c’è una percentuale di contagiati dal Covid che risente di postumi di questa malattia. Questa sindrome si chiama Long Covid, che è una sindrome post-virale che può debilitare una persona sotto molti aspetti. E anche per parecchie settimane dopo la negativizzazione. Cioè dopo la guarigione e la eliminazione del virus dall’organismo. Secondo l’Istituto superiore di sanità colpisce il 25% dei contagiati, uno su quattro. I sintomi sono fiato corto, tachicardia, nebbia mentale. Si calcola che in Sicilia ne siano affette 70mila persone. Eppure scarseggiano le strutture dedicate a questi postumi. Come scrive Repubblica Palermo, qualcosa però inizia a muoversi. Come a Partinico, dove adesso c’è un ambulatorio, che fa capo al Covid hospital, che si occupa di soggetti affeti da Long Covid. Il primario Vincenzo Provenzano ha detto in proposito: «Gli effetti permanenti iniziamo a vederli adesso». E definisce il Long Covid come «la malattia cronica dei prossimi anni».
Un altro ambulatorio è attivo ali’ospedale Cimino di Termini Imerese, anch’esso collegato all’Asp. Gli psicoterapeuti collaborano con pneumologi e cardiologi. Invece a Catania di centri ce ne sono due: uno all’ospedale Garibaldi ed un altro al San Marco. Quest’ultimo è un ospedale pediatrico, perché i sintomi esistono anche nei bambini. Infatti a Partinico, come dice la psicoterapeuta Maria Luisa Savona, seguono un ragazzino di 13 anni che soffre di rallentamento nell’ideazione del pensiero. Dovrebbe essere nel pieno dell’adolescenza e invece è spento. Si sente diverso dagli altri.
L’apporto di psicoterapeuti e psicologi per i soggetti affetti da “Long Covid” è fondamentale. Ascoltano i pazienti, li rassicurano. Basti pensare che c’è chi ha paura di uscire di casa. Tra i sintomi persistenti c’è anche quello che viene definito “brain fog”, annebbiamento mentale. Lo psicoterapeuta Simone Marchese dice: «Molti sviluppano un disturbo post-traumatico da stress, soprattutto chi è stato in terapia intensiva». Fra i casi di pazienti mai del tutto guariti ci sono molti trentenni, come Dario Schifani, informatore scientifico e sportivo professionista, che ha dovuto interrompere gli allenamenti di basket. Ed al lavoro fa i conti con i vuoti di memoria: «Non mi vengono le parole, è tremendo», dice.
Anche Chiara Bonanno, insegnante di 38 anni, afferma che la sua vita è stravolta da un anno. «Scrivevo, suonavo il pianoforte, facevo sport ─ dice ─.Oggi leggo e non capisco, a volte non ci vedo, non ricordo quello che ho fatto ieri». Combatte la depressione con gli psicofarmaci e il dolore fisico con gli antinfiammatori. «Spendo 400 euro al mese di medicinali », conferma. Ma questi sono solo un paio di esempi. Perché c’è anche chi fa fatica a parlarne, ed ha il timore di non essere compreso, di venire emarginati. Qualcuno ha iniziato a balbettare, oppure ha seri problemi di memoria. Sefy Aiello, speaker radiofonica, si è rivolta a una psicoterapeuta per superare la depressione e gli attacchi di panico, e raccomanda: «Non ci si salva da soli, fatevi curare come ho fatto io».