Giovanni Luppino, l’uomo che il 16 gennaio scorso ha accompagnato Matteo Messina Denaro a fare la chemioterapia alla clinica La Maddalena di Palermo, ai pubblici ministeri che lo hanno interrogato dopo l’arresto ha sempre raccontato di conoscere appena l’ex super latitante. Ha assicurato di aver conosciuto solo qualche mese prima il passeggero che aveva portato in auto a Palermo, tramite Andrea Bonafede. “Me lo ha presentato con un nome falso – aveva detto – e il 16 gennaio all’alba è venuto a chiedermi un passaggio a Palermo”.
Una versione, questa di Luppino, smentita in questi mesi dalle indagini degli investigatori del Ros e che ieri, 13 dicembre, lui stesso ha parzialmente modificato. Ai pm Piero Padova e Gianluca De Leo, l’imprenditore ha infatti detto che “Andrea Bonafede, suo compaesano che non frequentava abitualmente nel 2020 gli presentò un uomo sostenendo che fosse suo cugino chiedendogli di accompagnarlo a Palermo per delle cure”. Ha spiegato che un giorno, però, il passeggero, conosciuto col nome di Francesco, si era sentito male durante uno dei viaggi per il capoluogo e non si sentiva, dunque, di andare in ospedale. Gli avrebbe detto: “Portami a casa, sono Messina Denaro non posso andare in ospedale”.
Luppino ha anche detto ai magistrati che avrebbe continuato ad accompagnarlo alle terapie solo “per ragioni umanitarie”, sapendo che il boss era gravemente malato. Di volta in volta il padrino gli avrebbe lasciato nella cassetta delle poste un biglietto con l’orario dell’appuntamento successivo. Una versione che per gli inquirenti ha comunque ancora troppi punti oscuri. Dalle analisi delle celle telefoniche di Luppino risulta che, per 50 volte in due anni, avrebbe portato il capomafia in clinica. Lui ha negato di aver avuto rapporti di frequentazione con Bonafede e con la cugina Laura, altra favoreggiatrice del boss, ma gli investigatori hanno scoperto che la donna ha battezzato i figli dell’imprenditore. Inoltre le indagini hanno accertato che Luppino avrebbe chiesto denaro ad alcuni imprenditori dicendo di essere un emissario del padrino di Castelvetrano.