Mafia a San Lorenzo e Tommaso Natale, confermate condanne al boss Caporrimo e agli altri imputati
Confermate con piccoli sconti di pena dalla Corte d’appello di Palermo la sentenza di primo grado emessa nel 2022 dal gup Giuliano Castiglia, per i 14 imputati nel processo denominato Bivio contro i mandamenti mafiosi di San Lorenzo e Tommaso Natale, ai cui vertici c’era il boss Giulio Caporrimo al quale è stata ridotta la condanna da 16 a 14 anni (col meccanismo della continuazione ne ha avuti 30 complessivi).
Sconti di pena anche per: Francesco Adelfio da 14 anni e 8 mesi a 11 anni e 4 mesi; Giuseppe Cusimano da 17 anni e 4 mesi a 13 anni; Sebastiano Giordano da 9 anni e 4 mesi a 7 anni e 4 mesi; Vincenzo Taormina da 12 anni a 5 anni e 8 mesi; Francesco L’Abbate da 12 anni e 8 mesi a 11 anni e 8 mesi; Vincenzo Billeci da 10 anni a 6 anni e 4 mesi; Giuseppe Rizzuto da 8 anni e 8 mesi a 7 anni; Fabio Ventimiglia da 6 anni a 4 anni un mese e 10 giorni; Michele Zito da 10 anni e 8 mesi a 9 anni e 4 mesi;
I giudici hanno invece confermato l’assoluzione per Francesco Caporrimo, figlio del capomafia; mentre quella di un altro imputato, scagionato pure lui in primo grado, Pietro Ciaramitaro, è diventata definitiva perché non è stata impugnata.
Confermate le condanne di Antonino Vitamia, braccio destro di Caporrimo, 18 anni e 4 mesi, di Francesco Palumeri, 18 anni, di Andrea Mancuso, 13 anni e di Salvatore Fiorentino 8 anni e 8 mesi.
L’inchiesta e le parti civili
Le inchieste “Bivio” e “Bivio 2” nacquero da indagini su mafia, estorsioni, danneggiamenti affari di droga e sparatorie, e colpirono i clan di Tommaso Natale, San Lorenzo, Partanna Mondello e Zen. Nel mirino dei boss c’erano, come spesso accade, ditte edili e di movimento terra, oltre ad una macelleria, una friggitoria ed un’agenzia funebre. Alla guida del clan San Lorenzo ci sarebbe stato Giulio Caporrimo, Gli investigatori riuscirono a ricostruire complessivamente 19 estorsioni, ma nel processo soltanto tre imprenditori taglieggiati si sono costituiti parte civile. Li hanno assistito da associazioni antitacket, fra le quali Addiopizzo. Oltre ai tre “coraggiosi”, si sono costituiti parte civile anche il Comune di Palermo, il Centro Pio La Torre, Solidaria e Sos Impresa, Fai e Sportello di solidarietà.