Nel maxi blitz stamane dei Carabinieri e della Dia in provincia di Palermo con 81 arresti è emerso come cinque organizzazioni mafiose si dividevano lo spaccio delle sostanze stupefacenti. La strategica rilevanza dei consessi organizzativi di Partinico nella gestione dei fiorenti traffici di droga per la Sicilia occidentale è emersa prepotentemente con particolare riferimento alle stabili forniture per le piazze di spaccio della provincia di Trapani, dove operavano i referenti del “gruppo GUIDA”; della città di Palermo dove operava La Mattina Edoardo, referente sempre del “gruppo GUIDA”; della provincia del capoluogo dove operava a Carini Mannino Giuseppe, referente del “gruppo Casarrubia/Vitale”; delle città di Partinico, Borgetto, Trappeto, Balestrate, Camporeale e Montelepre. Qui i 4 “gruppi” capeggiati rispettivamente da Vitale Michele, Casarrubia/Vitale Antonina, Lombardo/Cassarà e dai Primavera hanno espresso maggiore dinamicità e controllo domestico;
I costanti approvvigionamenti di cocaina provenivano dal basso Lazio, tramite i corrieri Antonacci Alessio e Carocci Stefano, referenti del “gruppo GUIDA”. E dalla Campania, assicurati sempre dal gruppo dei fratelli Guida in accordo con clan camorristici locali. Gli interessi di quest’ultimi venivano rappresentati dai fratelli Visiello Giovanni e Raffaele, esponenti dell’omonimo clan di Torre Annunziata, i quali si rifornivano di hashish da Palermo.
La necessità di non compromettere i cospicui introiti garantiti dal traffico di stupefacenti su larga scala ha evitato l’esacerbazione dei contrasti tra i vari gruppi per la gestione territoriale dei flussi di traffico. Da questa esigenza la definizione di un precario equilibrio caratterizzato da una costante fibrillazione a media intensità che si è manifestata con numerosi danneggiamenti, spedizioni “punitive” ed atti incendiari riconducibili all’uno o all’altro sodalizio criminale, sempre in procinto di portare lo scontro ad un livello superiore. Al riguardo, come evidenziato dal G.I.P., è emersa “l’immagine di una vera e assai allarmante balcanizzazione degli scenari criminali partinicesi” che ha precisato “consente di presagire futuribili scenari di nuove e forse imminenti guerre di mafia nella provincia palermitana storicamente nota come tra le più attive nell’ambito criminale del traffico di stupefacenti”.
In tale scenario, nei confronti di Lombardo Nicola, Cassarà Nunzio e Vitale Michele cl. ‘68 di 2 delle 5 organizzazioni criminali individuate è stata ipotizzata l’appartenenza a cosa nostra partinicese. Controllavano le attività commerciali ed imprenditoriali, ricorrendo talvolta ad allarmanti condotte minatorie e violente.
Lombardo Nicola è il genero dello storico capo-mandamento di Partinico Vitale Leonardo cl. ’55, già condannato in via definitiva per associazione mafiosa nel procedimento penale “Terra Bruciata”, operazione del 2004. Lombardo era la figura deputata alla risoluzione di controversie tra privati occorse sul territorio, esprimendo così il suo prestigio criminale derivante dal suo inserimento organico nella famiglia mafiosa di Partinico.
Nell’agosto del 2017 un cittadino partinicese si era rivolto al Lombardo tramite il sodale Cassarà Nunzio per chiedergli di prendere provvedimenti contro un operatore del servizio di sicurezza di una discoteca di Balestrate. Quest’ultimo, a dire dell’uomo, senza denunciare alle autorità il presunto responsabile avrebbe malmenato il proprio figlio la notte di Ferragosto procurandogli 30 giorni di prognosi. Lombardo è intervenuto anche in una diatriba tra imprenditori locali, scaturita dalla violazione degli accordi per la concessione d’uso di alcune macchinette del caffè.
Cassarà Nunzio, oltre ad aver coadiuvato stabilmente Lombardo nell’esercizio del controllo mafioso del territorio, ha mantenuto i rapporti con Nania Francesco, tratto in arresto per associazione mafiosa nel febbraio 2018. Le comunicazioni di Nania verso l’esterno venivano favorite da Tola Giuseppe, titolare di un’agenzia immobiliare di Partinico. L’uomo ha messo a disposizione di cosa nostra quale propria fidata risorsa un’agente della polizia penitenziaria di Palermo in servizio presso il carcere Pagliarelli.
L’agente ha favorito Nania rendendo possibili scambi epistolari dal carcere, ma non solo. Ha rivelato agli indagati informazioni relative all’organizzazione della struttura carceraria al fine di ostacolare le attività di indagine e di intercettazione. Il tutto in cambio di generi alimentari (ricotta, arance, carne di capretto), capi di abbigliamento (felpe, tute), il lavaggio mensile dell’auto e l’acquisto di carburante ad un prezzo inferiore a quello di mercato. Per l’agente della Polizia Penitenziaria l’accusa è di corruzione aggravata.
Nel luglio 2020, il Consiglio Comunale di Partinico è stato sciolto con decreto ministeriale su proposta della Compagnia Carabinieri di Partinico per ritenuti condizionamenti mafiosi dell’attività amministrativa. Il provvedimento ha riguardato esclusivamente Consiglio Comunale poiché nel maggio 2019 il Sindaco aveva già rassegnato le proprie dimissioni con conseguente decadimento della Giunta.
Come precisato, le attività di indagine da cui è scaturito questo provvedimento cautelare hanno interessato il biennio 2017/2019 consentendo di registrare indirettamente parte delle dinamiche amministrative e documentare aderenze tra alcuni degli indagati e diversi politici locali.
Nel novembre 2018, Casarrubia Michele si reca a Roma per trattare l’acquisto di un ingente quantità di cocaina con Claudio Casamonica, personaggio apicale dell’omonimo clan romano, poi deceduto per Covid.
All’incontro, interamente registrato, partecipa tra gli altri anche l’allora collaboratrice di giustizia Giusy Vitale, destinataria dell’odierna misura cautelare (arresto in carcere). E’ accusata di essersi approvvigionata di un quantitativo di cocaina da fornitori “calabresi” di Milano e Bergamo ragionevolmente per la successiva vendita.
Le conversazioni registrate tra la Vitale ed il nipote Casarrubia hanno messo in luce l’ausilio fornito dalla prima al nipote nell’interpretare fatti ed accadimenti relativi all’attività di traffico di stupefacenti svolta dallo stesso. L’Autorità Giudiziaria ha quindi evidenziato come sia “pertanto assolutamente chiaro come la donna non si sia dissociata dall’ambiente criminale in genere e da cosa nostra partinicese in particolare”.
In particolare, “tale ultimo aspetto [la mancata dissociazione, n.d.r] emerge in maniera chiara nel corso di una conversazione registrata nel dicembre 2018″. La Vitale “dopo aver ascoltato quanto riferitole dal nipote in ordine al comportamento tenuto dal cugino Vitale Michele nei confronti di Primavera Salvatore, commenta la convocazione del Vitale da parte di appartenenti a cosa nostra partinicese evidenziando la normalità della procedura pienamente conforme alla regola“. La conversazione è stata registrata in occasione di un ulteriore incontro tra la Vitaòe ed il nipote, avvenuto nel dicembre 2018 sempre a Roma.
La Direzione Investigativa Antimafia, nelle province di Palermo, Trapani, Roma, Milano, Reggio Calabria e Cagliari, ha arrestato quattordici persone (dieci tradotte in carcere e quattro agli arresti domiciliari). E ne ha sottoposta una all’obbligo di dimora nel comune di residenza e di presentazione alla p.g. Sono indagate a vario titolo, per il reato di associazione finalizzata alla coltivazione, alla produzione ed al traffico illeciti di sostanze stupefacenti.
Gli arrestati sono Accardo Giuseppe cl. 1993; Canori Pietro cl. 1950, Cusumano Vincenzo cl. 1943, Emma Marco Antonio cl. 1981, Gaglio Giuseppe cl. 1979, Leggio Salvatore cl. 1978, Madmoune “Mustafà” Rachid cl. 1975, Santamaria Maria Rita cl. 1966, Toia Giuseppe cl. 1973, Tranchida Antonino cl. 1986 e Vitale Michele cl. 1992; quest’ultimo figlio del noto Vito VITALE “fardazza”, esponente di spicco dello schieramento corleonese di cosa nostra, catturato nel 1998 dopo un lungo periodo latitanza. Sta scontando la pena dell’ergastolo.
Altri tre arrestati per specifici reati concernenti gli stupefacenti sono Carbonaro Gianluca cl. 1973, Grasso Michele cl. 1981 e Pesce Rocco cl. 1971. Leggio è anche accusato, unitamente a Michele Vitale, di tentata estorsione. Tutti i delitti contestati sono aggravati dall’agevolazione a cosa nostra o ‘ndrangheta.
Le indagini, che vanno avanti dal 2018, hanno consentito di definire assetti ed operatività di un’articolata consorteria criminale riconducibile al casato mafioso dei Vitale “fardazza” di Partinico. Erano capaci di coltivare e produrre, in quel territorio, ingentissime quantità di sostanza stupefacente del tipo marijuana, nonché di gestire un vasto traffico di droghe.