Sequestro di beni per un imprenditore di Paceco, arrestato nel 2019 nell’ambito della nota operazione “Scrigno”, con l’accusa di essere colluso con la mafia. Il provvedimento ablativo arriva dal Tribunale di Trapani – Sezione Misure di Prevenzione. Costituisce l’epilogo di una serie di approfonditi accertamenti economico-finanziari da parte dei finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria. Questi hanno consentito di ricondurre all’imprenditore un patrimonio immobiliare e mobiliare ascrivibile al provento dei traffici illeciti da lui gestiti, direttamente ed indirettamente, negli ultimi anni.
In particolare, le indagini e i successivi esiti giudiziari hanno consacrato a carico dell’imprenditore numerosi e significativi contributi finalizzati a promuovere e garantire gli interessi economici delle famiglie mafiose di Trapani e di Marsala sull’isola di Favignana.
La disponibilità dell’imprenditore pacecoto si era manifestata nel facilitare l’infiltrazione mafiosa nel settore economico dei lavori edili. Il tutto anche attraverso diretta costituzione di imprese in cui la componente di avviamento altro non rifletteva che il proprio rapporto privilegiato con i capi famiglia. Da qui derivava pure un riconosciuto ruolo di intermediazione con i referenti mafiosi all’epoca attivi sull’isola minore.
All’esito di giudizio abbreviato, il Tribunale di Palermo aveva dunque condannato l’imprenditore, a novembre 2020, a otto anni e quattro mesi di reclusione. Il tutto per concorso in associazione mafiosa e trasferimento fraudolento di valori. Giudicato in virtù del quale la Sezione Misure di Prevenzione di Trapani ha potuto delimitare al triennio 2016-2019 la pericolosità sociale costituente presupposto essenziale per l’applicazione della misura di prevenzione antimafia.
Complessivamente le Fiamme Gialle trapanesi hanno sequestrato un appartamento sito in Contrada Milo, un compendio aziendale sito in centro a Marsala e, infine, rapporti bancari di varia natura, per un valore complessivo pari a circa 200.000,00 euro.