Mafia, rischio di scarcerazione per tre boss: manca la querela delle vittime
I tre mafiosi erano imputati di aver rapito e picchiato due rapinatori per punirli. Ma le vittime hanno scelto di non querelarli
La Procura di Palermo, in assenza della querela di parte, è costretta a chiedere l’inefficacia di una misura cautelare per tre boss mafiosi, due dei quali pluripregiudicati.
Sono il reggente del mandamento di Pagliarelli Giuseppe Calvaruso, il suo braccio destro Giovanni Caruso e Silvestre Maniscalco. Ma nonostante il provvedimento che la Procura ha dovuto adottare, nessuno dei tre lascia il carcere perché detenuti per altri reati.
Effetto della riforma Cartabia
La richiesta dei PM, coordinati da Maurizio De Lucia e Paolo Guido è un effetto della riforma Cartabia, entrata in vigore all’inizio del 2023. Una legge che per i reati come le lesioni, anche se aggravate dal metodo mafioso, prevede come condizione di procedibilità la querela di parte. In sua assenza, non si può agire per quel reato. Calvaruso e gli altri due furono arrestati prima del varo della riforma.
Una legge che ha bisogno di correttivi
Ai tre, quindi, si è applicato un regime transitorio, in cui è previsto che la vittima del reato venga interpellata circa le proprie decisioni. Cioè viene chiesto se intenda o meno querelare. La risposta dei due rapinatori, picchiati per un «colpo» non autorizzato, è stata negativa. Hanno scelto di non mettersi contro il capomafia e gli altri uomini accusati di averli rapiti e malmenati. Tutto ciò, ovviamente, pone il tema di una riforma che molti dei magistrati impegnati nella lotta a Cosa nostra non hanno mai visto di buon occhio. Ci sono alcune incongruenze e sottovalutazioni di situazioni che possono creare notevoli problemi. Si intravedono comunque spiragli di modifica: fonti del ministero della Giustizia, guidato da Carlo Nordio, fanno notare che ci sono due anni di tempo per tutti gli eventuali necessari correttivi alla riforma Cartabia.