Quando il boss Giulio Caporrimo nel febbraio 2017 ha riconquistato la libertà, non ha perso tempo ad organizzarsi per riprendere il controllo del suo mandamento, quello di San Lorenzo a Palermo. Ma anche i carabinieri non si sono fatti trovare impreparati, e lo hanno tenuto d’occhio giorno e notte.
Hanno piazzato decine di telecamere e microspie in tutto il quartiere, trasformandolo quasi in una succursale del Grande Fratello, come ha sottolineato il Giornale di Sicilia stamani. Una trentina di location, fra case, bar, panifici, paninerie, auto, negozi e portinerie erano costantemente sorvegliate. Tutti i luoghi frequentati da Caporrimo e il suo braccio destro, Nunzio Serio.
Nelle loro indagine capillare e tecnologica gli inquirenti sono riusciti a raccogliere una grande quantità di prove, supportate dalle riprese e dalle intercettazioni effettuate, nonostante le precauzioni che l’organizzazione di Cosa nostra ha cercato di mettere in atto per sfuggire alle miriadi di telecamere e «cimici» disseminati dalla piazza di San Lorenzo fino a Sferracavallo.
L’operazione “Teneo” che a San Lorenzo è arrivata dopo quella chiamata “Oscar” del 2011, “Apocalisse” del 2014 e “Talea” del 2017, si è potuta giovare anche del supporto di tutte queste intercettazioni. Dieci arrestati, fra i quali c’è anche Giulio Caporrimo, che torna in carcere per l’ennesima volta.
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