“Noi, magistrati onorari, da 20 anni servi di un vero caporalato di Stato”

I magistrati onorari di Palermo, per bocca dell’Avvocato Vincenza Gagliardotto, lamentano la condizione lavorativa inaccettabile imposta dallo Stato: e martedì inizia lo sciopera della fame.

giudici onorari palermo

protesta

La pandemia che atterra interi comparti della nostra economia, con cadenza ormai giornaliera suscita lo sdegno di migliaia di imprenditori. In ogni settore lavorativo ognuno prova a far sentire forti le proprie ragioni, rivendicando diritti calpestati e, virus permettendo anelando ad un progressivo ritorno alla normalità. In questo contesto, abituati a dare prevalentemente voce a chi è alle prese con l’apertura o la chiusura di saracinesche, quasi ci sorprende apprendere che le stesse difficoltà vengono vissute dai magistrati, per la precisione quelli onorari.

Il giudice Vincenza Gagliardotto con alcune colleghe

PARADOSSI ALL’ITALIANA

Chiamiamoli pure paradossi all’italiana, sì endemici nella storia del nostro Paese, ma allo stato attuale delle cose davvero impossibili da far passare sotto traccia. Ecco perchè, Vincenza Gagliardotto, insieme alla collega Sabrina Argiolas ha deciso di inscenare, martedì prossimo a Palermo, la più dura delle proteste dei giudici onorari contro la precarizzazione della giustizia. “Chi ci vede da dietro lo scranno si immagina di avere di fronte un giudice togato, con tutte le prerogative e i benefici propri di un giudice ordinario, con tanto di stipendio, contributi e previdenza. Ma così non è – spiega a Palermo Live l’Avv. Gagliardotto.” Da quì la definizione forte di caporalato di Stato che, la dottoressa è pronta a spiegare. Un esempio calzante che rende l’idea di quanto sta accadendo ai magistrati onorari.”Io che vado a condannare un imprenditore perchè non versa i contribuiti ai propri dipendenti, mi vedo trattata dallo Stato nel medesimo modo”.

IN PASSATO POCA DISPONIBILITA’ DEI MEDIA

“Veniamo pagati tramite una indennità di 74 euro a prescindere se nello stesso giorno facciamo un’udienza o dieci, ma il problema non è tanto questo. Ciò che risulta inaccettabile, dopo ben venti anni di lotta, è il fatto che non vengono riconosciuti i più basilari diritti costituzionali. Non chiediamo la luna tantomeno di essere equiparati ai togati. Se poi pensiamo, che tutti i nostri sacrifici non verranno ricompensati dalla pensione si capisce bene quanto mortificante possa essere la situazione.” Una realtà risaputa da tempo, ma che i media sembrano disposti a fare emergere soltanto oggi. “Non si può immaginare quanti giornalisti abbiamo cercato di contattare in questi anni. Ricordo che una volta un caporedattore del Corriere della Sera quasi s’infuriò per la richiesta di parlare del nostro problema. Evidentemente, toccare certi tasti legati alla magistratura per certe testate non era il caso.”

TRATTATI DA SERVI

Una situazione di precarietà diffusa ma che, nel caso dei magistrati ordinari diventa ancora più gravosa. “Bene o male diritti lavorativi quali ad esempio previdenza, stipendio e contributi ce li hanno tutti meno che noi. Noi, che emettiamo sentenze in nome del Popolo Italiano un domani non avremo la pensione. Ho 54 anni, e come tanti altri miei colleghi ho passato tutta la mia vita a svolgere con passione e dedizione questo lavoro. Ma a conti fatti siamo servitori di uno Stato che ci tratta alla stregua di servi.”

A LAVORO ANCHE SE MALATI

Ancora una volta, a metterci la coda, facendo traboccare il vaso è il Covid-19. “Tre colleghi, di cui uno in particolare, è stato colpito dal virus. Si tratta di un 45enne andato a finire in terapia intensiva – spiega a Palermo Live l’Avvocato Gagliardotto – , padre di famiglia con figli. Anche se per fortuna tutto è finito bene, è da ben due mesi che si trova a casa convalescente senza percepire nessuna indennità di malattia. Per non parlare dell’incredibile vicenda toccata ad un’altra mia collega, ammalatasi di tumore al seno, che, tutt’ora alle prese con la chemio è costretta a recarsi in Tribunale. Alla luce di quanto detto verrebbe quasi da invitare le alte sfere della magistratura a eliminare la nostra figura professionale. O bianco o nero insomma, perchè questa condizione di grigio, per i giudici onorari tutto è fuorchè accettabile. “La misura è colma. Da quì la decisione di fare lo sciopero della fame, condivisa concretamente dalla mia collega Sabrina Argiolas ma che troverà appoggio morale da parte di tutti i colleghi magistrati e, auspiachiamo, non solo quelli di Palermo. A decidere se devo morire di fame sarò io e non lo Stato”.

UN APPOGGIO DALL’EUROPA

Dopo 20 anni non mi si può dire che non sono un lavoratore con tutti i crismi. A maggior ragione data la sentenza rivoluzionaria della Corte di Giustizia Europea del 16 luglio, in cui si definisce il magistrato onorario un giudice che deve avere tutti i diritti di un lavoratore subordinato. La sentenza aggiunge inoltre che l’appellativo onorario non ha nessuna importanza . Non è questo che fà la differenza – conclude Vincenza Gagliardotto – bensì il fatto che questo magistrato svolge gli stessi compiti di un magistrato ordinario”.