La Corte d’Appello di Palermo ha deciso di annullare il processo al mandamento di Brancaccio, ritenendo nullo il decreto che aveva disposto per 15 indagati il giudizio e ordinato l’immediata scarcerazione per decorrenza dei termini di custodia cautelare. Accolta quindi la tesi dei difensori di alcuni imputati secondo cui il gup che ha firmato i rinvii a giudizio era incompatibile poiché aveva già firmato delle proroghe di intercettazioni
Il processo fa riferimento al blitz avvenuto nel 2017 da parte della Squadra Mobile e del Gico della Guardia di Finanza che ha permesso di smantellare il mandamento di Brancaccio. A capo dell’organizzazione criminale c’era Pietro Tagliavia, figlio di Francesco condannato all’ergastolo per le stragi di via d’Amelio a Palermo e via de’ Georgofili a Firenze. Secondo l’accusa Tagliavia junior comandava un piccolo esercito mentre si trovava ai domiciliari; sotto accusa erano finiti anche i prestanome dei clan per intestazione fittizia di beni.
Gli imputati quindi tornano liberi, ma con obbligo di dimora a Palermo, obbligo di firma giornaliero in commissariato e divieto di uscire di casa dalle 20 alle 7 di mattina. Pena annullata a Giovanni Lucchese (condannato a 17 anni); Giuseppe Caserta (18 anni); Pietro Clemente (2 anni); Claudio D’Amore (17 anni); Cosimo Geloso (16 anni); Marcello La Cara (un anno e otto mesi); Tiziana Li Causi (un anno e sei mesi); Bruno Mazzara (due anni e due mesi); Vincenzo Passantino e Salvatore Scaffidi (sei mesi ciascuno); Michele Rubino (8 mesi); Francesco Paolo Saladino (2 anni); Maurizio Stassi (un anno e sei mesi); Francesco Tarantino (un anno e sei mesi); Vincenzo Vella (20 anni in continuazione con precedenti condanne).
Come deciso dalla Corte d’Appello, presieduta da Mario Fontana, il processo dovrà ricominciare da capo; non prima di una nuova udienza preliminare con un gup diverso.