L’Italia, che si sta muovendo nel solco delle sanzioni durissime decise dall’Unione europea, sta cominciando a fare i conti, in soldoni, sul costo dei provvedimenti presi. I sigilli sui beni patrimoniali dei Paperoni moscoviti costringeranno il governo a sborsare subito danaro contante. E sarà parecchio. Sabato scorso il nostro ministero dell’Economia ha annunciato il via ai provvedimenti di sequestro di yacht e ville di proprietà di uomini super ricchi molto vicini a Putin, come Alexei Mordashov, Gennady Timchenko e Alisher Usmanov, oltre al presentatore della televisione russa Vladimir Soloviev. Lucchetti alle ville in costa Smeralda o sulle colline di Capannori, sigilli ai maxi-yacht nel porto di Sanremo o di Imperia in un’operazione da 140 milioni di euro.
Ma uno Stato che sequestra un bene è obbligato a non farlo deprezzare, sia nel caso che venga restituito sia nel caso venga venduto. Ma bloccare in porto una mega imbarcazione di lusso ha dei costi non indifferenti, che, poiché sono pagati dallo Stato, significa che pagheranno i cittadini italiani. Ci sono delle spese vive da affrontate. Nel caso degli yacht, il primo costo è l’ormeggio nel porto. Per imbarcazioni che vanno dai 50 ai 90 metri, quelli che hanno un valore che oscilla dai 50 ai 70 milioni si pagano dai 400 ai 500 euro al giorno.
Senza considerare le utenze. Inoltre, non essendo delle «pilotine», secondo le norme nautiche c’è un problema di sicurezza che va gestito dal personale di bordo. Quindi deve sempre essere presente un capitano, che in caso di natanti superiori alle 500 tonnellate deve avere una specializzazione e percepisce uno stipendio medio tra i 12.000 e i 15.000 euro al mese. Oltre a un direttore di macchina, anche lui abilitato per motori superiori ai 500 Kw, con uno stipendio di circa 8.000 euro al mese. Infine ci vogliono quattro uomini di equipaggio, che hanno uno stipendio medio mensile di circa 4.000 euro. Questo per ogni yacht sequestrato.
La gestione e la custodia del bene sequestrato sono compito dell’Agenzia del demanio che può provvedere direttamente o nominare un amministratore, affrontando le spese in due modi. Se il bene sequestrato è redditizio si usano i fondi che si creano. Se invece dal fermo non si ricava denaro allora il Demanio o l’amministratore attingeranno ad un apposito fondo nel bilancio dello Stato «con diritto di recupero nei confronti del titolare del bene in caso di cessazione della misura di congelamento». Nella speranza che la guerra finisca al più presto, quei circa 60.000 euro al mese di spese dei super yacht russi ormeggiati attualmente le paga l’Italia. Poi si vedrà.