La triste storia di Marina di Melilli all’Officina Teatro Canzone

Appuntamento il 25 marzo nella Sala del Centro Studi Laboratorio d’Arte in via Caronda a Catania con “Marina, il sogno di mio padre”

La distruzione della Marina di Melilli e il trasferimento dei suoi abitanti, sacrificati nel nome dell’industrializzazione.
È il tema del secondo spettacolo di Officina Teatro Canzone, dopo “Angelo Mangano, un poliziotto scomodo”, andato in scena lo scorso 11 marzo nella Sala del Centro Studi Laboratorio d’Arte in via Caronda 316 a Catania. 
Sabato 25 è la volta di “Marina, il sogno di mio padre“, liberamente ispirato al libro “Il mio nome è Marina”, di Roselina Salemi.
Un altro fulgido esempio di teatro civile e “militante”, che vuole raccontare al pubblico storie che rischiano di essere archiviate, come nel caso di Angelo Mangano.
Allo stesso modo, occorre tutelare la memoria del borgo di pescatori, Marina di Melilli appunto, letteralmente raso al suolo a metà degli anni Sessanta. 

LA DRAMMATICA DISTRUZIONE DEL “PARADISO DEGLI DEI” 

Marina di Melilli, in provincia di Siracusa, si affacciava sul golfo di Targia, di fronte alla bellissima penisola di Thapsos, tra il porto di Augusta e la città aretusea. 
Negli anni sessanta, in quell’area prese il via la costruzione del petrolchimico di Priolo- Siracusa, uno dei più grandi poli industriali d’Europa e, con esso, lo smantellamento del borgo di pescatori. 
Il paesaggio cambiò radicalmente, l’aria divenne irrespirabile e l’acqua del mare avvelenata provocò stragi di pesci.
I residenti se ne andarono, tranne alcune famiglie che non vollero abbandonare le proprie case.
Salvatore Gurrieri, uno degli abitanti,  guidava la resistenza denunciando gli abusi di aziende senza scrupoli colpevoli di avere progressivamente distrutto un pezzo di costa incontaminato dai tempi della Magna Grecia.
L’ uomo fu ucciso nel 1992 da due sicari che lo sorpresero nel sonno e lo lasciarono morire, incaprettato, nel bagagliaio della sua auto.
I criminali furono arrestati e processati ma i mandanti sono rimasti ignoti.
La paga per quel delitto fu di duecentocinquantamila lire a testa. 

LO SPETTACOLO 

Tensione civile e denuncia sono gli elementi dello spettacolo che avrà inizio alle ore 20:00.
Un atto unico, della durata circa settanta minuti, che vede sul palco la voce e la chitarra acustica di Giuseppe Pastorello, il pianoforte di Roberto Giannì, la voce recitante di Maurizio De Luca, la voce di Agnese Firullo, il basso elettrico di Annalisa Paladino e il violino di Christian Bianca
In scena il dramma di una comunità vittima dell’arroganza e dell’illegalità, con la complicità di una politica cinica e miope. 
Lo spettacolo si sofferma sugli ultimi giorni trascorsi dagli abitanti nelle loro case, descrivendo l’incantevole zona detta “paradiso degli dei” e la vita di tutti i giorni.
Ma anche le mal velate minacce nei confronti di coloro che non volevano andare via, l’abbandono delle abitazioni, il travaglio del prete restio a seguire le direttive di chi gli chiedeva di lasciare la Chiesa.
Nel racconto, trovano inoltre spazio la baldanza di un onorevole corrotto che anteponeva il progresso alla vita della gente, le confessioni di un criminale e il dolore di una bambina per l’abbattimento della sua casa.
Un unico messaggio: “Noi torneremo lì, ti rifaremo lì, non avremo la stessa età ma avremo tanta forza in più”.
Il costo è di dieci euro.
L’incasso dello spettacolo sarà devoluto in beneficenza.
Per informazioni e prenotazioni è possibile rivolgersi al numero 393.9393189, scrivere all’indirizzo officinateatrocanzone@gmail.com oppure consultare la pagina facebook officinateatrocanzone.

“Angelo Mangano, un poliziotto scomodo”

LA STORIA DEL QUESTORE CHE ARRESTÒ LUCIANO LIGGIO E TOTÒ RIINA 

“Angelo Mangano, un poliziotto scomodo”, ha registrato attenzione e partecipazione da parte del pubblico. 
 Il cantastorie, Giuseppe Pastorello, ha esordito proponendo con la sua Officina Teatro Canzone la storia del questore della pubblica sicurezza che in Sicilia indagò sulla mafia e in Sardegna contrastò il banditismo, negli anni Sessanta e Settanta.  Angelo Mangano arrestò, tra gli altri, a Corleone, Luciano Liggio e Totò Riina.  
Il figlio, omonimo, che ha contribuito alla realizzazione del testo con la documentazione raccolta, è intervenuto durante lo spettacolo.
Intervistato dal giornalista Daniele Lo Porto, ha introdotto gli spettatori nel contesto storico della Sicilia di quegli anni, ricordando anche l’attentato del quale fu vittima il padre.
Angelo Mangano sopravvisse malgrado sei colpi di pistola ma, proprio in conseguenza di quelle ferite, morì molti anni dopo. Lo spettacolo si è articolato tra brani cantati e recitati, con il supporto di video e immagini d’epoca.
Applausi per gli interpreti Giuseppe Pastorello, Roberto Giannì, Maurizio De Luca, Agnese Firullo, Annalisa Paladino e Christian Bianca.