Mascherina 1522: quando restare a casa non è sicuro
In tutte le farmacie del territorio siciliano a sostegno delle vittime di violenza domestica è già attivo il codice salvavita “Mascherina 1522”. Durante il periodo quarantena, stare a casa non è sinonimo di sicurezza per tutti
Stare a casa è il monito che riecheggia ormai da due mesi a questa parte per proteggerci dal COVID-19, ma quando nelle famiglie si consumano situazioni sempre più tragiche e all’ordine del giorno, la casa è l’unico posto in cui non si può rimanere.
IL MESSAGGIO IN CODICE
Roberto Tobia, il segretario nazionale di Federfarma, nonché presidente della sezione di Palermo, conferma a Palermo Live che il codice salva vita Mascherina 1522 è attivo anche in Sicilia in quanto è stato promosso e patrocinato sull’intero territorio nazionale. L’iniziativa consiste nel recarsi presso la più vicina farmacia, richiedere la Mascherina 1522 e l’abuso sarà denunciato senza fare alcuna telefonata. In soccorso alle vittime di violenza domestica, quindi, vi sono anche i farmacisti, che dall’inizio dell’emergenza pandemica sono stati alleati abitudinari dei cittadini.
Insieme a Fofi ed Assofarm, è un Protocollo promosso dal Ministro per le Pari Opportunità e per la Famiglia Elena Bonetti. L’iniziativa richiede la divulgazione del numero verde antiviolenza 1522 da contattare per le richieste d’aiuto e di tutte le altre piattaforme come l’app YOUPOL e la APP1522 o ancora, il sito www.1522.eu .
LE DONNE IN CAMPO: L’UDI E LE ONDE
Claudia Pedrotti, avvocato del Centro consulenza legale UDI (Unione Donne Italiane) Palermo ci spiega l’iter giuridico durante la quarantena.
«I casi urgenti riguardo la violenza o in cui erano coinvolti minori sono stati seguiti legalmente anche durante la quarantena. Il Dpcm ha previsto queste materie come eccezione alla sospensione dell’attività giudiziaria ordinaria. La magistratura, nonostante l’allarme sanitario COVID-19 ha lavorato in sinergia con l’avvocatura per venire incontro ai bisogni delle persone».
Racconta anche un aneddoto, una difficoltà legata alla tecnologia, strumento indispensabile in questo periodo di distanze:
«La chiavetta per la firma digitale degli atti da notificare non funzionava e il 20 di marzo mi sono dovuta recare all’ufficio notifiche indossando le mascherine che rendevano me e gli impiegati irriconoscibili.
Ho attraversato la piazza del Tribunale sentendo di vivere in un quadro di De Chirico. Ero sola in uno spazio deserto , io e la mia ombra».
Il centro antiviolenza Le Onde di Palermo che opera dal 1992, ci spiega con la voce di rappresentanza di Mara Cortimiglia cosa sta succedendo tra uno squillo e l’altro, quante sono le persone che telefonano e come si procede con le terapie.
«Proprio in questo periodo le donne che erano già in contatto con noi hanno voluto continuare il percorso, sia di gruppo che individuale con il sostegno psicologico. Molte donne erano spaventate del COVID-19 e di come proseguire. Stiamo attrezzando la sede per riprendere le attività individuali con tutte le precauzioni. Abbiamo seguito in questi 2 mesi circa 60 donne – continua la Cortimiglia – e abbiamo sostenuto telefonicamente altre 37 donne, di cui 18 erano nuovi contatti. Oltre alla cornetta, abbiamo anche le modalità WhatsApp e email. E’ più faticoso perché c’è tanto da fare: i bambini, il lavoro, le incertezze».
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