Divenute ormai una costante in questo periodo di emergenza sanitaria, sono numerose le attività che, sfruttando il momento di difficoltà che tutti viviamo, applicano rincari a prodotti sanitari spesso senza le necessarie autorizzazioni. È il caso di un imprenditore di Partinico che vendeva mascherine in tessuto a cifre maggiorate. Smascherato dalle indagini della Guardia di finanza, rischia una multa fino a 25822 euro.
Nell’ambito dei controlli volti a prevenire manovre speculative su prodotti di prima necessità in concomitanza con l’emergenza Coronavirus, la Guardia di finanza della Compagnia di Partinico ha scoperto la messa in commercio illecita di mascherine in tessuto non a norma con ricarichi fino al 235%. Ad insospettire le fiamme gialle i prezzi elevati all’interno di un supermercato del piccolo comune del Palermitano. Una volta individuati i fornitori e la filiera, sono partiti i sequestri, che hanno interessato 520 mascherine, e le denunce.
Il titolare dell’attività, approfittando del periodo di crisi sanitaria, era solito rifornirsi in una sartoria locale. I dispositivi subivano sistematicamente un rincaro rispetto ai prezzi canonici. Nel mese di marzo le mascherine acquistate erano 5400. I controlli hanno svelato che i prodotti sanitari erano privi dei requisiti di conformità dell’Istituto superiore della Sanità. Per questi motivi l’amministratore della società ha subito un deferimento alla Procura di Palermo per manovre speculative sulle merci. Le mascherine, acquistate a un euro al pezzo, venivano rivendute tra i 2,80 euro e i 3,50 euro ciascuna.