Matrimonio per intascare l’eredità: donna rischia 4 anni, il prete 16 mesi
I fatti in provincia di Genova tra il 2012 e il 2016. L’accusa è di circonvenzione d’incapace. Un parroco ha celebrato nottetempo il matrimonio tra un uomo facoltoso di 93 anni in fin di vita ed una donna di 72 anni. A giudizio altre 2 persone
L’accusa è di circonvenzione d’incapace per avere celebrato il matrimonio di un uomo di 93 anni in fin di vita con una donna di 72 anni. Don Pietro Franco, parroco di Boccadasse a Genova, rischia adesso una condanna a 16 mesi. Ma non è chiaramente l’unico imputato di una vicenda degna dei contorni di una telenovela.
Con lui a processo ci sono anche la protagonista, ovvero l’avvenente sposa Maria Gabriella Radaelli, poi il figlio di lei e la fidanzata. Per loro l’accusa ha chiesto quattro anni per la donna, 16 mesi per il figlio e 20 mesi per la fidanzata: quest’ultimi due erano tra l’altro i testimoni delle nozze.
La storia dell’imprenditore milanese
Lo sposo, passato a miglior vita nel marzo del 2016, era Carlo Bianchi Albrici, facoltoso imprenditore milanese di spola a Genova con un’eredità milionaria. Un tombeur de femmes che per anni ebbe una relazione con la Radaelli, peraltro appartenente ad una nota famiglia di imprenditori liguri. Lui non aveva alcuna intenzione di risposarsi sebbene avesse tranquillizzato la donna assicurandole un futuro stabilmente economico, intestandole case e conti correnti. Una vita nel lusso insomma.
Ma se di mezzo subentra una sospetta incapacità d’intendere e la diagnosi di un Alzheimer nel 2007 rilevata nell’anziano dongiovanni, ecco che il rischio di perdere quanto coltivato e promesso negli anni diventa tangibile. Così nel cuore di una notte del gennaio 2012 la donna avrebbe messo l’amato compagno davanti al prete e due testimoni, il figlio della ‘sposina’ e la sua fidanzata. Location? La casa di cura in cui era ricoverato l’imprenditore. Il giorno dopo ecco che un testamento olografo del Bianchi Albrici sanciva la destinazione dell’impero economico ad un’unica ereditiera, guarda caso la Radaelli, estromettendo così i figli naturali e garantendo una vita più che agiata alla “perdutamente innamorata” Maria Gabriella.
A scoprire tutto è stato il figlio dell’anziano, che ha impugnato il matrimonio – poi annullato dal Tribunale di Milano – e denunciato la matrigna.
L’agiato amante ortopedico
Guai circoscritti? Macché. Nel frattempo, parte una seconda denuncia nei confronti della Radaelli, frequentatrice dei salotti milanesi e genovesi. Sporta dalla figlia dell’ortopedico Francesco Pipino, famoso per avere disegnato anche l’anca di papa Woityla e direttore del Policlinico di Monza, che accusa l’ingegnosa donna di essere diventata l’amante di Pipino mentre stava già con Bianchi Albrici, e di essersi fatta intestare polizze assicurative di alcune centinaia di migliaia di euro ed assegni di 20mila e 40mila euro. Ipotesi di reato? Anche in questo caso circonvenzione di incapace.
Le tesi difensive
Da un lato la Radaelli che ha sempre respinto le accuse asserendo di avere contratto matrimonio “per amore”, dall’altro il prete convinto di aver celebrato regolarmente l’unione sacra di una coppia innamorata. Ma non la pensò così il giudice che rinviò a giudizio gli imputati poiché ‘tutti dovevano accorgersi che il miliardario era più morto che vivo e non era in grado di intendere quel che stava succedendo’.
«Conoscevo Carlo Bianchi Albrici e Gabriella Radaelli, li vedevo a messa la domenica». Correva il gennaio del 2017 e, come riportano gli atti presentati dal suo avvocato, don Franco dichiarava la sua innocenza. «Ho percepito che lui, seppure a 93 anni, volesse sposarsi; non avevo alcun interesse di agevolare l’uno o l’altro; a me, come sacerdote, interessava unire in matrimonio due persone che convivevano da 30 anni, regolarizzare una situazione di concubinaggio».
«Inoltre – dichiarava il parroco – ho parlato con l’anziano ed ho trovato che lui, al tramonto della sua vita, fosse cosciente ed intenzionato a sposarsi. Per me è stata una gioia sanare una convivenza more uxorio, soprattutto nel momento in cui era deceduta la moglie di Albrici; non ho preso in considerazione il dato economico, nè sapevo dei contrasti tra il figlio e la convivenda, tanto che il giorno del matrimonio i due col papà hanno fatto un giro in barca al largo di Boccadasse».
Carlo Bianchi Albrici “sì che non poteva deambulare, ma era in grado di intendere e di volere“. E chi aveva attestato ciò su un certificato medico? Il professore Francesco Pipino, l’amante di Gabriella Radaelli.