Matteo Messina Denaro detenuto in carcere a L’Aquila, la prima notte al 41 bis

In città ha sede un buon centro oncologico, elemento di non poco conto data la patologia che affligge il boss trapanese

carcere

Dopo la cattura a Palermo, Matteo Messina Denaro è stato trasferito a Pescara con un volo militare. Il capomafia arrestato ieri, 16 gennaio, dopo trent’anni di latitanza, sarebbe stato trasportato e rinchiuso nel carcere de L’Aquila. Stando all’Adnkronos, che cita fonti investigative, il boss avrebbe già trascorso la prima notte al 41 bis.

L’istituto penitenziario ha già visto tra le sue mura figure particolarmente note del mondo malavitoso. Alcuni esempi sono Leoluca Bagarella, Raffaele Cutolo, Francesco Schiavone, Felice Maniero. A ciò si aggiunge anche il fatto che in città ha sede un buon centro oncologico, elemento di non poco conto data la patologia che affligge il boss trapanese.  

Come spiegato ieri in conferenza stampa dai carabinieri, le condizioni di salute di Matteo Messina Denaro sono state dichiarate “compatibili con il carcere”. “Sarà sottoposto da subito al 41 bis”, avevano aggiunto i militari, sottolineando che  “continuerà comunque ad essere curato come tutti i cittadini”.

Trovato il covo di Matteo Messina Denaro

Intanto gli inquirenti hanno individuato a Campobello di Mazara il covo del boss di Cosa Nostra. Dopo la cattura, i carabinieri hanno infatti battuto la zona tra Campobello e Castelvetrano, il paese natale di Messina Denaro, impiegando anche delle ruspe.

Pare che il nascondiglio sia situato nel centro abitato. La perquisizione è durata tutta la notte, dopo ore di ricerche, e vi ha preso parte personalmente il procuratore aggiunto Paolo Guido. Ancora non è noto cosa i carabinieri abbiano rinvenuto all’interno del covo.

Le indagini sui fiancheggiatori

Si indaga inoltre anche su un altro importante aspetto, ovvero quello relativo della rete dei fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro. Ieri mattina, a Palermo, insieme al boss, i carabinieri del Ros hanno arrestato anche Giovanni Luppino, incensurato di Campobello di Mazara che lo aveva accompagnato a sottoporsi a terapia presso la clinica “La Maddalena”.

Al vaglio degli inquirenti anche la posizione di Andrea Bonafede, titolare della carta d’identità usata da “Diabolik” (questo uno dei soprannomi del padrino trapanese). L’uomo ieri non ha risposto alle domande degli inquirenti.

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