Matteo Messina Denaro, la mente dietro l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo

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L’arresto di Matteo Messina Denaro, boss della Mafia siciliana, sancisce una la “fine” di una battaglia iniziata più di trent’anni fa. L’ultimo responsabile delle stragi del ’92 e del ’93 è stato preso.

Ma oltre alle stragi, Messina Denaro è anche il responsabile di uno degli omicidi più brutali nella storia della Mafia, l’assassinio del piccolo Giuseppe Di Matteo.

Chi era Giuseppe Di Matteo

Figlio del pentito Santino Di Matteo, Giuseppe fu rapito all’età di 12 anni il 23 novembre 1993. Il sequestro aveva l’obiettivo di far ritrattare le dichiarazioni del padre, Santino, in merito alle strage di Capaci e all’uccisione dell’esattore Ignazio Salvo.

Il rapimento

Sotto l’ordine di Matteo Messina Denaro e Leoluca Bagarella un gruppo di mafiosi, fra cui Gaspare Spatuzza, il 23 novembre del 1993 rapiscono il piccolo Giuseppe Di Matteo.

Il ragazzino stava uscendo da un maneggio di Piana degli Albanesi, dove praticava equitazione, i sequestratori, travestiti da agenti della DIA, avvicinano il piccolo Giuseppe facendogli credere che lo porteranno dal padre. In realtà da quel momento in poi per lui sarebbe iniziato un terribile supplizio che si concluderà solo due anni dopo con un tragico epilogo.

Sul giorno del rapimento il pentito Gaspare Spatuzza ha raccontato: “Agli occhi del ragazzo siamo apparsi degli angeli, ma in realtà eravamo dei lupi […] lui era felice, diceva “papà mio, amore mio”.

 Da quel momento in poi, ciclicamente, Giuseppe viene spostato da un nascondiglio all’altro in giro per la Sicilia, per evitare che le forze dell’ordine lo trovassero. I collaboratori di giustizia ammisero che per un periodo di tempo il ragazzino fu portato, anche, nei covi di Messina Denaro.

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Le dichiarazioni di Spatuzza

Alessandra Dino, docente dell’Università di Palermo, nel suo libro “Gli ultimi padrini” racconta dei colloqui svoltisi con Gaspare Spatuzza. Spatuzza, parlando del rapimento del piccolo Di Matteo, riferisce come il bambino dopo un iniziale ribellione si sia progressivamente arreso.

Racconta di come fosse cambiato nell’arco dei mesi, diventando quasi come un animale. Spiega, inoltre, come addirittura il piccolo si facesse i bisogni addosso e come fosse progressivamente deperito.

L’uccisione

Quando viene dato l’ordine di ucciderlo, Giuseppe di Matteo ha quasi 15 anni. L’11 gennaio 1996, dopo 25 mesi di reclusione, viene strangolato. Successivamente viene spogliato e poi gettato nell’acido come raccontato da Vincenzo Chiodo, uno dei rapitori:

“Dopo averlo spogliato, ci abbiamo tolto, aveva un orologio da polso e tutto, abbiamo versato l’acido nel fusto e abbiamo preso il bambino. Io ho preso il bambino. Io l’ho preso per i piedi e Monticciolo e Brusca l’hanno preso per un braccio l’uno così l’abbiamo messo nell’acido e ce ne siamo andati sopra. (…) io ci sono andato giù, sono andato a vedere lì e del bambino c’era solo un pezzo di gamba e una parte della schiena, perché io ho cercato di mescolare e ho visto che c’era solo un pezzo di gamba… e una parte… però era un attimo perché sono andato… uscito perché lì dentro la puzza dell’acido era… cioè si soffocava lì dentro. Poi siamo andati tutti a dormire”.

 

 

Fonte foto: Leggo.it