Maxi frodi fiscali e riciclaggio, 47 arresti fra Palermo e Milano: coinvolte mafia e camorra

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Nasce da due indagini, una della Guardia di Finanza di Varese e Milano, l’altra della Squadra Mobile di Palermo coordinata dal Servizio Centrale Operativo, l’inchiesta coordinata che ha portato alla scoperta di un’evasione dell’Iva per centinaia di milioni di euro che coinvolge anche personaggi legati a mafia e camorra.

I due procedimenti sono stati riuniti e coordinati dai Procuratori Europei delegati di Milano e Palermo che hanno avanzato un’unica richiesta di applicazione di misure cautelari accolta dal Gip del tribunale di Milano.

Il sistema criminale scoperto si basava sulle cosiddette “frodi carosello” che vengono realizzate sfruttando il regime di non imponibilità ai fini Iva previsto per le operazioni commerciali intracomunitarie, inserendo in un’operazione tra imprese di Paesi diversi un soggetto economico fittizio, la cosiddetta “società fantasma”, che acquista la merce dal fornitore comunitario senza l’applicazione dell’Iva per poi rivenderla ad un’impresa nazionale (anch’essa coinvolta nella frode) con l’applicazione dell’Iva ordinaria italiana. È in questa fase si realizza la condotta fraudolenta, in quanto la società “fittizia”, invece di vendere la merce maggiorata del proprio utile e versare l’Iva incassata, la vende sottocosto senza versare all’Erario l’imposta indicata nella relativa fattura. La società fantasma, infatti, sprovvista di strutture operative e di dipendenti, di norma gestita da prestanome, senza adempiere ad alcun obbligo fiscale, dopo una breve vita (massimo 2 anni) viene fatta cessare e sostituita da altra impresa dalle analoghe caratteristiche.

La frode consentiva di immettere sul mercato nazionale beni a prezzi molto concorrenziali e prevedeva ulteriori passaggi in cui la merce veniva venduta, sempre sottocosto, a favore di altre imprese italiane inserite nel circuito con l’esclusiva finalità di rendere più difficile l’identificazione dello schema e dei suoi beneficiari finali.

Il Gip di Milano ha emesso 34 misure cautelari in carcere, 9 di arresti domiciliari e 4 misure interdittive, tra i destinatari dei provvedimenti restrittivi anche 7 persone per le quali è stato emesso il mandato di arresto europeo. È stato, inoltre, disposto il sequestro preventivo per oltre 520 milioni di euro, corrispondenti al valore complessivo della frode, pari all’Iva evasa, e il sequestro preventivo, per riciclaggio, di diversi immobili tra cui alcuni resort del valore complessivo di oltre 10 mln di euro a Cefalù (Pa).

Sono stati sequestrati anche immobili di alcune società a Chiavari (Ge), Bellano (Lc), Noli (Sv), Cinisello Balsamo (Mi), Milano e Cefalù (Pa). Il Gip ha riconosciuto per i vertici della banda l’aggravante di aver agevolato mafia e camorra, investendone i profitti nel settore delle frodi all’Iva, e di essersi avvalsi del metodo mafioso per risolvere conflitti nati all’interno dell’associazione tra esponenti delle diverse organizzazioni criminali.