Meglio contagiati che vaccinati: organizzano “Covid party” per infettarsi

Si tratta di feste organizzate per facilitare la trasmissione del virus e una volta guariti ottenere il Green Pass. Ma i partecipanti a questi “Covid party” talvolta finiscono in terapia intensiva

In alcune zone d’Italia hanno preso piede i cosiddetti “Covid party”, feste organizzate da persone che si danno appuntamento a casa di un positivo con l’obiettivo di contagiarsi. In questo modo, dopo la guarigione, possono ottenere il Green pass che permette loro di frequentare i luoghi pubblici e di lavoro senza dover fare il tampone ogni volta. Ovviamente sono tutti sicuri di non avere conseguenza dalla malattia, ma talvolta lo loro presunzione viene disattesa, e finiscono in ospedale o in terapia intensiva. La procura di Bolzano ha aperto un’inchiesta su alcuni di questi cosiddetti cosiddetti “Covid party”. Sono tanti quelli che sono stati organizzati in Alto Adige.

I partecipanti sono quasi tutti giovani, e hanno l’obiettivo di infettarsi, perché tra gli “invitati” c’è almeno un positivo al coronavirus. A quanto pare la pericolosa ‘usanza’ è diffusa anche sul territorio altoatesino, dove tra il gruppo linguistico tedesco è radicata la contrarietà a tutte le vaccinazioni. I folli “Covid party” hanno causato, per il momento, il ricovero di tre persone: due di esse sono tra gli otto ricoverati in terapia intensiva.

TALVOLTA FINISCONO IN OSPEDALE E POI SI PENTONO

Il Corriere del Veneto ha approfondito questo fenomeno, che va avanti ormai da mesi. Ci sono persone si ritrovano a casa di un positivo per bere una birra. Oppure si danno appuntamento in uno di quei locali dove sanno che non viene chiesto il Green Pass. Deve essere presente un positivo, e non rispettano nessuna misura di sicurezza anti-Covid per qualche ora. Ovviamente le probabilità di contagiarsi sono alte. Poi però il loro piano può andar male, perché qualcuno sviluppa davvero la malattia e finisce in ospedale. Dove si accorge della sciocchezza commessa.

«È stato un grave errore», ha confessato un paziente di Renon in un’intervista rilasciata ad Andrea Pizzini, un fotografo freelance che da mesi documenta quanto accade nelle terapie intensive di Bolzano e Merano. Non mancano però gli estremisti che pure in punto di morte negherebbero la verità. «Uno mi ha detto ─ ha ricordato Pizzini ─, che in realtà aveva la polmonite. E che i medici gli avevano detto invece che era Covid, solo per fargli cambiare idea e fare propaganda».