Indagini in corso per trovare i complici del boss Matteo Messina Denaro: gli uomini della Dia hanno eseguito una perquisizione negli uffici anagrafi del Comune di Alcamo. Gli investigatori avrebbero acquisito diversi cartellini di carte d’identità.
Le cinque carte di identità rinvenute nel covo di Matteo Messina Denaro a vicolo San Vito potrebbero provenire da due furti messi a segno al comune di Trapani nel 2015 e nel 2018. Questa l’ultima pista investigativa degli inquirenti, che stanno cercando di ricostruire la latitanza del capomafia. I documenti sono intestati a cittadini incensurati di Campobello di Mazara.
I due episodi, ritenuti finora di criminalità comune, potrebbero così assumere una connotazione totalmente diversa. Le carte rubate erano tutte in bianco. Secondo gli investigatori sarebbero state poi compilate con le generalità dei cinque campobellesi e completate con la foto di Messina Denaro – nel covo c’erano diverse foto tessera – e il timbro del Comune di Campobello. Un procedimento complesso sul quale i pm stanno cercando di far luce e che difficilmente il boss avrebbe potuto realizzare senza la complicità di altri.
Nella puntata de “Le Iene” trasmessa ieri sera, orfana di Teo Mammuccari che ha dato le dimissioni, è andato in onda un servizio con una testimonianza che, se confermata, potrebbe svelare i nomi e i cognomi di chi ha frequentato Matteo Messina Denaro durante la sua latitanza.
Una ex Iena, Ismaele La Vardera, oggi vicepresidente della Commissione Antimafia della Regione Siciliana, ha raccontato agli inviati Filippo Roma e Marco Occhipinti ciò che gli avrebbe confidato una persona dopo l’arresto di Messina Denaro, ossia di averlo incontrato in una villa del Palermitano mentre partecipava a dei festini hot, con champagne, coca e escort di lusso, assieme a tanti altri personaggi insospettabili.