Per curarsi durante la sua latitanza, Matteo Messina Denaro ha usato l’identità del geometra Andrea Bonafede. E con questa identità ha chiesto la secretazione del suo fascicolo sanitario elettronico. Si tratta di quello strumento che traccia la vita sanitaria di ciascun cittadino, che ne racconta la storia medica, e che ogni paziente può consultare e scegliere di rendere non visibile agli operatori sanitari. Gli investigatori che stanno tentando di ricostruire gli ultimi periodi della trentennale latitanza del boss, hanno scoperto che ha negato il consenso alla conoscenza del suo percorso sanitario. Il capomafia, che per la cura del cancro al colon da cui è affetto ha usato i documenti del geometra di Campobello Mazara, poi arrestato per associazione mafiosa attraverso la compilazione di un modulo, ha chiesto espressamente che la sua scheda medica fosse secretata.
Un particolare emerso nel corso delle indagini che hanno portato in cella il medico curante del boss, Alfonso Tumbarello, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e falso. Tumbarello ha sostenuto di non aver mai conosciuto la reale identità del paziente al quale, a suo dire, prescriveva esami e farmaci sulla base di diagnosi che questi gli faceva avere e sulla base del fascicolo sanitario elettronico. Il medico ha sempre raccontato di aver creduto che a richiedere le sue prestazioni fosse il vero Andrea Bonafede, suo reale assistito, che, però, per mantenere riservata la sua patologia, preferiva non farsi visitare allo studio.
I pubblici ministeri non hanno mai creduto a questa singolare difesa, che, inoltre, è stata smentita da Gianfranco Stallone, il medico di base che ha sostituito dopo il pensionamento Tumbarello. Il dottor Stallone ha rivelato, infatti, che il dossier del paziente non era consultabile proprio perché riservato. La scelta di secretare il fascicolo è una opportunità a cui i pazienti ricorrono rarissimamente. Questa circostanza ha indotto gli investigatori a pensare che qualcuno, certamente esperto del settore, abbia suggerito al boss di ricorrere all’escamotage per proteggere la sua latitanza.