Messina Denaro, il comandante dei ROS rivela i retroscena dell’arresto dell’ex latitante
In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera spiega tutti i dettagli che hanno portato alla cattura e cosa ha tradito l’ex primula rossa di Castelvetrano.
Il comandane dichiara che l’ultimissima pista investigativa è stata imboccata qualche mese mese. “Grazie a indagini e intercettazioni sapevamo di quali patologie soffriva Messina Denaro e abbiamo fatto partire le verifiche. Ci eravamo insospettiti perché in determinati momenti i suoi familiari avevano comportamenti anomali. All’improvviso annullavano impegni già presi, spegnevano i telefoni, diventavano irrintracciabili. Dunque abbiamo pensato che questo potesse accadere in occasione di interventi chirurgici. O comunque di cure mediche particolari. A quel punto ci siamo concentrati sui database sanitari e siamo andati su obiettivi mirati”.
“55enne in cura per un tumore”
I ROS hanno concentrato le loro ricerche nelle aree di Agrigento, Trapani e Palermo, cercando chi si stesse curando per un tumore e aveva oltre 55 anni. “Abbiamo incrociato i dati e ottenuto una lista di 150 codici. Soltanto quando la cerchia si è molto ristretta abbiamo avviato verifiche personali. E agli inizi di dicembre siamo arrivati a Bonafede“, continua il comandante.
L’anomalia: “Lunedì il vero Bonafede era a casa sua”
A fine dicembre, un’anomalia decisiva notata dai Carabinieri che ha incastrato l’ex boss di Cosa Nostra. “Il 29 dicembre, Bonafede ha prenotato una visita in clinica per il 16 gennaio. Ci siamo preparati ad intervenire. L’anomalia che abbiamo notato è che quando aveva l’appuntamento fissato, l’uomo spesso era da un’altra parte. Il suo telefonino si trovava a Campobello. E questo è successo anche lunedì scorso. Poco prima della visita, il vero Andrea Bonafede era a casa sua. A quel punto abbiamo fatto scattare l’operazione con oltre 150 uomini, la maggior parte dentro e fuori la clinica. Il signor Bonafede si è sottoposto a tampone e poi si è diretto verso il bar. In quel momento è stato fermato”.
La telefonata da parte del colonnello dei ROS a conferma della cattura di Matteo Messina Denaro è arrivata soltanto un’ora e mezza dopo: “Sono stati i 90 minuti più lunghi della mia vita”, confessa il comandante.
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