Messina Denaro, primo boss che ammette di far parte di Cosa nostra. Potrebbe pentirsi?

«Non è un corleonese. E non ha la scorza di Riina, Provenzano e altri. Messina Denaro ha vissuto della luce riflessa del padre»

Bonafede

Durante l’interrogatorio di garanzia con il giudice delle indagini preliminari Alfredo Montalto, Matteo Messina Denaro ha sostenuto di non aver dato l’ordine di ammazzare il figlio di Santino Di Matteo. Quindi, il boss di Castelvetrano non si è sottratto all’accusa per il rapimento, ma ha tenuto a precisare che la responsabilità delle decisione di uccidere il bambino è stata tutta di Giovanni Brusca, il boss di San Giuseppe Jato che poi è diventato a sua volta collaboratore di giustizia.  In merito a questo distinguo di Messina Denaro c’è da dire che non è molto convincente, perché tutti i responsabili del rapimento sapevano che alla fine avrebbero ucciso il piccolo Di Matteo. E, inoltre, in casi come questo certe decisioni dei mafiosi sono collettive.

L’ammissione di essere mafioso di Messina Denaro

Quello che salta all’occhio è l’ammissione dell’ex primula rossa di essere un mafioso, di aver fatto parte di Cosa Nostra. Certo, non lo ha detto esplicitamente, ma le sue parole sono state chiare. Ed è stato il primo ad ammetterlo. È superfluo infatti ricordare che Totò Riina, davanti ai magistrati e soprattutto davanti ai giudici del maxi processo, ha sempre rinnegato di far parte di Cosa Nostra. Ha sostenuto sempre di non conoscere la mafia e, fino alla sua morte, ha precisato di essere stato soltanto un contadino. Per Messina Denaro si può immaginare un cambio di rotta? Forse è presto per dirlo. Di certo, almeno per ora, non si può parlare di un pentimento, ma questa mossa del capomafia di Castelvetrano è certamente strana. o quantomeno insolita, rispetto alle frasi di rito alle quali siamo stati abituati da altri boss di rango. Che hanno sempre negato strenuamete l’appartenenza a cosa nostra. E, inoltre, non hanno mai ammesso le proprie colpe.

Un ex ispettore della Dia: “Non si può escludere che possa pentirsi”

Pippo Giordano è un ex ispettore della Dia che ha lavorato con Chinnici, Falcone e Borsellino, ed ha fatto parte della “Sporca Dozzina” di Gianni Di Gennaro inviata da Roma in Sicilia per indagare sul sequestro di Giuseppe Di Matteo. In una intervista ad Open non ha escluso la possibilità che ‘U Siccu” si possa pentire. Ha detto: “Sto raccogliendo scommesse con i miei amici su questo», aggiungendo: «Intanto perché non è un corleonese. E non ha la scorza di Riina, Provenzano e altri. Lui ha vissuto della luce riflessa del padre. Ha acquisito la sua importanza di boss di spessore per diritto di nascita. E poi c’è la malattia. Secondo me è possibile che decida anche lui di collaborare. Intanto ho notato che manda ancora segnali. Ha presente quella frase sulla Palermo Bene che ha ha le unghie ‘ammucciate’, nascoste? Ecco, quello mi pare un messaggio non tanto criptato”.

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