‘Mia’ al posto del ‘reddito’: cosa accade se si rifiuta anche una sola proposta di lavoro

Partono le prime bozze di ‘Mia’, Misura di inclusione attiva, che prenderà il posto del reddito di cittadinanza. La Mia sarà erogata solo dopo controlli sul reddito della famiglia, il suo patrimonio e gli altri requisiti necessari. L’idea è che tutti i controlli, sia prima di erogare l’assegno sia dopo, diventino più stringenti.

Per farlo saranno coinvolti sia i centri per l’impiego – con un patto personalizzato da firmare come quello attualmente previsto con il reddito – sia le agenzie del lavoro private, che dovrebbero ricevere un incentivo per ogni persona a cui trovano un contratto, a prescindere dalle condizioni (a tempo determinato, part time e altri tipi).

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Dovrebbe nascere una piattaforma unica nazionale, coordinata dal ministero del Lavoro, a cui sarà obbligatorio iscriversi. Per perdere la Mia basterà rifiutare una sola offerta congrua di lavoro. Per ‘congrua‘ si intende un’offerta in linea con il proprio profilo lavorativo e con sede nella propria provincia o nelle province confinanti alla propria. Per quanto riguarda la durata, la soglia minima per un’offerta congrua sarà di 30 giorni di contratto.

Rimarrà la norma per cui chi percepisce l’assegno può anche avere altri redditi, fino a 3mila euro l’anno. Anzi, sarà estesa non solo al lavoro stagionale o intermittente, ma a tutti i i tipi di lavoro dipendente. Se si superano i 3mila euro a causa di un contratto a termine che scade prima che finisca la propria Mia, la misura sarà sospesa fino alla fine di quel contratto e riattivata dopo. Queste norme hanno lo scopo di scoraggiare chi percepisce un sussidio e nel frattempo lavora in nero.