Era il 24 agosto del 2018 quando la parola stronzo fece il suo trionfale sbarco sui titoli della cronaca siciliana. Mittente Gianfranco Miccichè, destinatario Matteo Salvini. E che agosto sia un mese caldo per il presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana lo testimonia una seconda ed egualmente eclatante puntata. Perché dare del cretino, in un ambiente formale quale quello dell’Ars, è peggio dello stronzo pronunciato scendendo dalla nave dei migranti.
Una frase netta e circostanziata per spiegare chi è e cosa fa il cretino, al termine della cosiddetta cerimonia del ventaglio, l’appuntamento rituale organizzata dai cronisti della stampa parlamentare con il presidente dell’Ars. Una maniera per augurarsi buone ferie che già da qualche tempo ha assunto toni meno ingessati, virando verso un consuntivo non ufficiale della prima parte della stagione politica.
Micciché non è uno che si tira indietro e non lancia messaggi subliminali. Aveva qualche sassolino dentro la scarpa e se l’è tolto alla sua maniera: sguardo fisso verso le telecamere, parole chiare, concetti sintetici. Sul mirino il presidente della Regione, Nello Musumeci. Ma il cretino non era indirizzato a lui, ci mancherebbe, ma a qualcuno che gli mette fantasmi in testa.
Argomento? La rivalità tra le due cariche istituzionali della Sicilia e la presunta concorrenza che Miccichè manifesterebbe in vista del futuro prossimo venturo. A naso i due non si sono mai piaciuti, ma secondo il presidente dell’Assemblea ci sarebbe qualcuno che aizza Musumeci a tenerlo alla larga, politicamente parlando. Qualcuno vicino al governatore. E proprio quel qualcuno è stato bollato come cretino. Ovviamente è già partita la caccia, con un paio di nomi tra i super indiziati a contendersi il titolo. I bookmakers quotano alla pari un assessore. Noi prendiamo le parole crociate in attesa della prossima puntata.