Una fiction sulla figura di Rosario Livatino, per raccontarne l’impegno, la dedizione e i valori morali che animavano la vita del magistrato.
Ad annunciare il progetto, l’attore e regista pugliese Michele Placido, che ha preso parte alla beatificazione del giudice canicattinese ad Agrigento.
Un’idea che segna anche il suo ritorno torna in tv, come riferito da agrigentonotizie.it.
Non si tratterà, in realtà, di una semplice fiction, ma di un vero e proprio lavoro di ricerca storica.
Un elemento indispensabile per restituire al pubblico il senso del lavoro del giudice ucciso il 21 settembre del 1990, appena trentottenne.
Per comprendere bene il clima nel quale maturò l’agguato al giovane magistrato, infatti, occorre contestualizzarne l’attività.
Precisamente, nel periodo storico a cavallo tra la fine degli anni ottanta e gli inizi del decennio successivo, in un territorio che registrava una guerra sanguinosa tra Cosa Nostra e Stidda.
A produrre e trasmettere la fiction sarà Rai Uno.
Secondo le previsioni, le riprese dovrebbero durare circa un anno.
Tra gli sceneggiatori, anche il regista Toni Trupia, cresciuto a Favara ma nativo di Agrigento.
Sarà proprio la città dei Templi il set della produzione televisiva della durata di due puntate.
“La location sarà Agrigento – spiega Michele Placido – perchè io sono cresciuto culturalmente qui grazie a Luigi Pirandello”.
Fiction ma non solo. La scelta del luogo dove effettuare le riprese assume significati ben più articolati e poliedrici.
“Agrigento -aggiunge il regista – dovrà assumere l’importante onere di essere una provincia siciliana che deve fare un grande salto di qualità”.
In una simile ottica, il dialogo tra mondo della cultura e istituzioni assume un ruolo fondamentale.
Non a caso, il progetto è già stato illustrato da Michele Placido al sindaco Franco Miccichè nell’ambito di un incontro.
Infine, ma non certo in ordine di importanza, l’onore di una serie televisiva sulla figura straordinaria di Rosario Livatino.
“Ha dato l’esempio – spiega – su cosa vuol dire essere un magistrato in quei tempi memorabili per la storia della mafia”.
“Ora finalmente, attraverso la chiesa – conclude l’indimenticabile interprete de “La Piovra” – questa figura si riscopre e il giudice ragazzino diventa un gigante”.