Microsim e cellulari criptati, così i boss organizzavano i summit tra carcere e latitanza

Sono 183 i provvedimenti restrittivi eseguiti nella notte dai carabinieri, a Palermo e in provincia, a seguito delle indagini condotte dal Nucleo Investigativo di Palermo tra il 2023 e il 2025 in direzione dei mandamenti di “Porta Nuova”, “Pagliarelli”, “Tommaso Natale – San Lorenzo” e “Bagheria”. Gli indagati devono rispondere, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsioni, consumate o tentate, aggravate dal metodo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, favoreggiamento personale, reati in materia di armi, contro il patrimonio, la persona, esercizio abusivo del gioco d’azzardo, e altro.

Secondo quanto ricostruito, i mafiosi detenuti avrebbero a disposizione microsim e cellulari criptati, introdotti illegalmente nelle celle, con cui avrebbero potuto comunicare indisturbati e dare ordini all’esterno. Gli apparecchi verrebbero usati per chiamare telefonini destinati esclusivamente a ricevere, una sorta di telefoni-citofoni, circostanza che rende difficilissimo incrociare i dati. Secondo gli inquirenti, grazie a questo escamotage, i boss riuscirebbero a gestire traffici di droga e organizzare summit.

Smartphone criptati e riunioni online

Secondo il quadro tracciato dagli inquirenti, Cosa nostra sarebbe emersa dalle indagini come un’associazione criminale vitale e al “passo coi tempi”. Da un lato, le regole dei “padri fondatori”, gli antichi riti e le “classiche” condotte illecite (estorsioni, traffico di droga, controllo delle scommesse clandestine online), dall’altro la capacità di ricorrere ai moderni mezzi di comunicazione per cercare di sfuggire alla pressione investigativa. È stato infatti documentato il sistematico utilizzo di smartphone criptati che consentono comunicazioni – anche di gruppo – sicure, limitando all’essenziale la necessità degli incontri e delle riunioni tradizionali.

I capi di Cosa nostra – riferiscono ancora i carabinieri – tenderebbero a risolvere pacificamente le controversie cercando di mantenere un profilo costantemente basso nel tentativo di non attirare le attenzioni delle Forze di Polizia. Servendosi di apparati tecnologicamente avanzati quali i telefoni criptati, avrebbero creato delle community ristrette nelle quali i personaggi più influenti possono discutere degli affari criminali senza i rischi che comportano gli incontri “in presenza”. Questo sistema di comunicazione ha reso possibile il dialogo, costante e riservato, non solo con i trafficanti di droga ma anche tra i vari mandamenti.

In latitanza

Tale tecnologia ha consentito a un esponente del mandamento di Porta Nuova, resosi latitante, non solo di poter affrontare un lungo periodo di circa due anni di latitanza ma anche, in una fase in cui non vi erano altri esponenti influenti in libertà, di poter continuare a reggere le sorti del mandamento evitando di incontrare di persona gli altri adepti. Dopo aver posto fine alla latitanza del predetto nel marzo del 2024, con l’operazione di oggi vengono tratti in arresto i suoi presunti fiancheggiatori: si tratta di persone contigue o ritenute appartenenti al mandamento di Porta Nuova che lo avrebbero supportato logisticamente, consentendogli altresì di intrattenere comunicazioni sicure per mezzo di criptofonini.

Telefoni e sim in cella

Le indagini hanno poi riscontrato la possibilità di introdurre negli istituti penitenziari minuscoli apparecchi telefonici e migliaia di sim card al fine di neutralizzare le attività di intercettazione. Una circostanza che ha consentito ai detenuti, dalle loro celle, di continuare ininterrottamente la militanza mafiosa, seppure in videochiamata.

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