Il giudice per le udienze preliminari del tribunale di Termini Imerese ha assolto con la formula piena “perché il fatto non sussiste” i genitori di una ragazza che, nel 2016, appena diciottenne, aveva denunciato il padre e la madre. L’accusa aveva invocato una condanna a 8 anni per il padre e a 2 anni per la madre. La giovane, non appena era diventata maggiorenne, aveva raccontato agli agenti di avere subìto, quando era minorenne, episodi di violenza all’interno del nucleo familiare. Aveva anche riferito di «essere stata oggetto delle costanti attenzioni sessuali del padre». Secondo il suo racconto il genitore l’avrebbe costretta ad avere rapporti fin da quando aveva 7 anni. Tutto ciò, a suo dire, perché la famiglia non accettava la sua omosessualità. La madre le avrebbe detto: «Meglio morta che lesbica». Dopo la denuncia viveva in una comunità protetta. Nel giugno del 2018 entrambi i genitori erano stati arrestati, ma fin da subito il gip aveva revocato la custodia cautelare in carcere, perché la versione degli indagati inficiava il quadro accusatorio.
Ieri si è svolto al tribunale di Termini Imerese il processo, con il rito alternativo dell’abbreviato. La sentenza, accogliendo le tesi difensive, ha scagionato i due imputati con la formula secondo cui il fatto non sussiste. Il verdetto del giudice li ha assolti dai reati di maltrattamenti in famiglia ed atti persecutori. Il padre doveva rispondere anche di violenza sessuale su minore. Secondo la ricostruzione fatta dalla difesa, la ragazza si sarebbe inventata tutto per interessi economici. Pensava che mandando i genitori in galera avrebbe potuto appropriarsi del loro patrimonio e delle loro attività. Adesso la ragazza è indagata per calunnia ai danni dei propri genitori.