Missili sulla Polonia, Mosca si affretta a smentire: «Non sono nostri»

Il Cremlino smentisce: “Una provocazione, i missili mostrati non sono nostri”. In serata i media polacchi ipotizzano che possano essere i resti di un razzo abbattuto da Kiev

L’emittente polacca Zet inizialmente aveva parlato di due missili russi caduti sul territorio polacco, quindi di un Paese membro della Nato. Successivamente il ministero degli Esteri polacco Zbigniew Rau ha confermato solo  che si trattava di “un missile di fabbricazione russa”. L’ipotesi che appare più probabile è, comunque , che a provocare l’esplosione nel villaggio polacco sarebbero stati i resti di un missile russo abbattuto dalla contraerea delle Forze armate ucraine. Infatti il premier polacco Mateusz Morawiecki ha sottolineato l’inesistenza di prove inequivocabili riguardo a chi ha lanciato i missili..  Ha sentito al telefono Joe Biden, il quale ha comunque ribadito “il ferreo impegno degli Usa per la Nato”.

«Resti di S-300, in uso sia ai russi che agli ucraini»

La Russia, da parte sua, ha respinto ogni accusa, con un comunicato veloce e tempestivo. In genere Mosca prima di fare sentire la sua voce fa passare un po’ di tempo, ma non questa volta.  In una  nota ha scritto: “Non è stato lanciato alcun missile vicino al confine ucraino-polacco, è una provocazione mirata a provocare un’escalation. Sembrano resti di S-300, in uso a Mosca e Kiev”. L’ipotesi relativa al tipo di missile è stata confermata dalle prime analisi tecniche dei resti degli ordigni effettuate da Mark Cancian, analista militare del think tank britannico. Secondo lui le immagini del cratere dell’esplosione sembrano mostrare detriti compatibili con i resti di proiettili sparati con il sistema missilistico S-300. Si tratta di armamenti in uso da parte della Russia, ma anche delle forze ucraine come forma di difesa anti-aerea. In ogni caso Varsavia ha convocato una riunione urgente del Comitato di sicurezza, e mercoledì mattina a Bruxelles c’è una riunuine del Consiglio della Nato, di cui la Polonia fa parte.

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