Ieri mattina, dopo 12 terribili giorni di agonia, è morto il 20enne tunisino pestato a sangue in via Maqueda, sotto gli occhi di una strada gremita da cittadini e turisti. Nonostante l’intenso lavoro dei sanitari del Policlinico di Palermo, non c’è stato nulla da fare. Il giovane Moataz Derbeli aveva ferite e danni troppo gravi.
Dopo la sua morte si è rilevato pubblicamente il nome del 20enne: si chiamava Moataz, mentre di cognome faceva Derbeli. Si sa veramente poco su di lui, infatti pare non avesse profili social notevolmente attivi in nessuna delle celebri app in voga tra i coetanei, almeno non con il suo nome. Il giovane tunisino pare sia arrivato qui in Sicilia con un barcone e avesse solo uno zio che vive a Mazara, o meglio lui è l’unico dei parenti andato al Policlinico di Palermo prima del tragico epilogo dopo il pestaggio del 4 luglio.
A tentare di fare una ricostruzione su chi era Moataz Derbeli e sulla sua breve vita è stato il sito Live Sicilia, con l’aiuto della consigliera Mariangela Gangi e l’assessore alle Politiche migratorie Rosi Pennino. Perfino le due figure politiche hanno avuto difficoltà nell’avere dati e informazioni dettagliate sul 20enne tunisino. “Moataz aveva completato il suo percorso di integrazione, nel progetto Sai-Sistema di Accoglienza Integrazione del Comune di Palermo. C’erano bei progetti, c’erano bei sogni. Poi, uscito dal progetto, per sua scelta, ha viaggiato ed era da poco rientrato a Palermo”, racconta al sito l’assessore Pennino.
Il giovane, quindi, non avrebbe abitato negli ultimi anni in città, ma sarebbe tornato solo in un periodo abbastanza recente prima del pestaggio in pieno centro. Non si sa quale sia la motivazione che lo abbia portato a far ritorno nel capoluogo siciliano. I progetti di integrazione, a cui ha preso parte negli anni precedenti con il Comune, sono comunque la prova della sua volontà e ricerca di un vita migliore.
Ciò che è successo Moataz Derbeli ha aperto una porta sull’emergenza di cui pare si sia accorta finalmente anche l’amministrazione guidata dal sindaco Roberto Lagalla: “Da parte del Comune chiederò che venga ulteriormente trattato lo specifico allarme del centro storico in seno al Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica – ha dichiarato pubblicamente il primo cittadino- Infine, da parte mia e dell’amministrazione comunale, esprimo cordoglio e vicinanza ai familiari della giovane vittima”.