Questa è la storia di la storia di Greta Gila, una modella ungherese che è passata dalle passerelle di tutto il mondo alla galera. Per una inchiesta infondata, per un errore, ha passato tre mesi nel carcere di Civitavecchia. Le accuse mosse nei suoi confronti sono state spazzate nel giro di poche settimane. Ma restano le ferite, ed ora Greta cerca giustizia, e vuole dall’Italia un maxi-indennizzo. La vicenda l’ha ricostruito il Messaggero, e risale al marzo 2019. La modella si trovava in Italia di passaggio, doveva andare in Giappone, dove era attesa per uno shooting, un servizio fotografico. All’aeroporto di Fiumicino le forze dell’ordine hanno fermano una sua conoscente che ha con sé della cocaina. «È di Greta», ha detto subito la donna. Questo ha provocato l’arresto della modella, che ha trascorso quasi tre mesi nel carcere di Civitavecchia. Dopo è rimasta bloccata in Italia, come un vero e proprio narcos, perché c’era una indagine in corso per spaccio internazionale. Il suo dramma è terminato il 16 dicembre, con l’archiviazione dell’indagine su richiesta della Procura.
L’inchiesta si è rivelatasi totalmente infondata. Infatgti i pubblici ministeri si sono guardati bene dal chiedere il processo per l’indossatrice. «Infondatezza della notizia di reato nonostante le lunghe indagini»: questo ha scritto il giudice per le indagini preliminari. La donna ha ritrovato la libertà, l’incubo è alle spalle. Ma la sua vita è rimasta segnata. Greta Gila ora cerca giustizia e per questo motivo ha chiesto allo Stato italiano 100 mila euro, anche perché questo clamoroso errore ha compromesso la sua carriera e la sua immagine.
Per l’ingiusta detenzione la modella ha chiesto un maxi-risaricimento. Una decisione è attesa il prossimo 22 febbraio, quando si riuniranno i giudici della quarta sezione penale della corte d’Appello di Roma. Il suo avvocato ha detto: «La fase risarcitoria è di fondamentale importanza. Oltre che per un equo ristoro come ovvio della vittima di errori, anche per invitare a una maggiore prudenza nella formulazione di ipotesi accusatorie non adeguatamente verificate e supportate».