Cronaca di Palermo

Morire di crack, la storia di Giulio e la forza di papà Francesco: “I tossicodipendenti non sono più invisibili”

La perdita di un figlio è una delle esperienze più devastanti che un genitore possa affrontare. Questo è il dramma che ha colpito Francesco Zavatteri, il padre di Giulio, la cui vita è stata spezzata dalla dipendenza dal crack a soli 19 anni. Un eterno “Pugnale nel petto”, così Francesco ci descrive il suo dolore. Lo stesso che, da quel 15 settembre 2022, lo ha spinto a non fermarsi. Mosso da un amore e da una forza senza eguali, ribadendo negli anni l’urgenza di un intervento concreto, coinvolgendo le Istituzioni. E la risposta è finalmente arrivata.

Il 24 settembre scorso, è stato approvato all’ARS il disegno di legge anti-crack, di cui avevamo già parlato insieme all’onorevole Ismaele La Vardera, primo firmatario. La Sicilia risponde così concretamente alla crescente emergenza sociale legata all’abuso di crack, specialmente tra i più giovani. Tra gli interventi predisposti, l’istituzione di unità mobili operanti sul territorio e nelle scuole, per occuparsi di screening e sostegno alle persone affette da dipendenze. Un importante passo in avanti, fondamentale per salvare le giovani generazioni da una sostanza che distrugge le vite in pochi anni.

L’intervista a Francesco Zavatteri

“Francesco, cosa ha significato per te l’approvazione del DDL anti-crack?”

“Per me è stata una conquista per la società civile, ma soprattutto è stato un momento di giustizia nei confronti di questi ragazzi che fino a quel momento erano degli invisibili. L’OMS ha dichiarato che i dipendenti da sostanze stupefacenti sono all’ultimo posto dopo i clochard. Delle persone abbandonate… ed è un peccato, perché così come mi diceva il mio Giulio ‘Ci considerate dei tossicodipendenti però dietro il muro c’è una storia’. Ed è vero. Io, in questi due anni dalla sua scomparsa, ho conosciuto diverse realtà e devo dire che sono dei ragazzi con grandi contenuti, grandi capacità ma anche grandi sensibilità che evidentemente non riescono a gestire da soli, finendo per avventurarsi nel mondo delle sostanze quasi come se fossero una terapia a un loro malessere. Noi dobbiamo capovolgere tutto questo. Dobbiamo considerare che sono delle persone come noi, con delle fragilità estreme. Vanno aiutate e possibilmente indirizzate ad un percorso di recupero e salvezza. Questa sarebbe la cosa più bella, anche se molta complessa e difficile”.

“Quali sono i principali interventi adottati dal DDL?”

“Il Disegno di Legge si occuperà di attivare la prevenzione a livello scolastico in particolar modo, ma anche a livello universitario. L’aspetto fondamentale sarà quello di strutturare e aprire dei centri, delle comunità terapeutiche a bassa/media e alta soglia. Le comunità a bassa soglia sono delle comunità in prossimità delle piazze di spaccio dove poter accogliere questi ragazzi in un luogo confortevole e inclusivo, dove non si sentano giudicati e dove possano contemporaneamente seguire dei percorsi terapeutici, di arte e pittura, di musicoterapia e danza, col fine di strutturare un percorso di rinascita della persona e allo stesso tempo indirizzarli a dei percorsi lavorativi. Questo è l’obiettivo principale, perché attualmente questi ragazzi vivono letteralmente abbandonati per la strada, in condizioni igienicosanitarie pietose, spesso non si cibano per giorni, non bevono… Il fine è quello di accoglierli e poterli aiutare. Le comunità a media e alta soglia, in particolare le comunità per minori, che purtroppo sono in aumento esponenziale, sono importanti perché in Sicilia fino a questo momento non esistevano”.

“Francesco, ti va di raccontarci un po’ di Giulio? Cosa è cambiato per te in questi ultimi due anni?”

“A me va sempre di parlare di Giulio perché io lo ricordo un ragazzo felice, allegro, divertente, sempre disponibile a scherzare, anche durante l’ultimo periodo in cui non è stato benissimo. Nonostante tutto, lui era sempre disponibile allo scherzo, all’abbraccio… perché riconosceva di non star bene e in qualche modo desiderava esser aiutato. Purtroppo quello che è successo è un incidente di percorso che non doveva accadere. Giulio continuava a sognare, a dipingere, a scrivere dei pezzi trap che per me oggi sono bellissimi. Io non ho mai perso il contatto con lui. Per me è e sarà sempre vivo, come lui stesso mi disse una settimana prima che accadesse… mi ha detto ‘Pà, lo sai che io resterò sempre qui con te’. Lo sogno quasi tutte le sere. Lo sogno felice, lo sogno bambino, quindi penso che sia in una dimensione di pace, e penso che lui stia facendo tante cose perché in tutta questa vicenda sento un’energia che mi muove nonostante il disagio, il dispiacere. Sento un’energia che mi spinge sempre a intraprendere nuove iniziative, quasi come se lui mi indirizzasse a prendere determinate decisioni, a fare determinate cose. Così come mio figlio Vincenzo, che che sta facendo tantissimo per amore di suo fratello. Penso sia una cosa bellissima, un dare continuità a una vita che si è persa troppo presto, a soli 19 anni. Nel pieno della gioventù, della bellezza, perché Giulio era anche bellissimo, e delle sue capacità straordinarie”.

Published by
Cristina Riggio