Si è celebrata oggi l’udienza preliminare del processo che vede come parte offesa Agostino Cardovino, ragazzo nativo del quartiere Noce morto tragicamente nella notte fra il 20 e il 21 giugno 2020 mentre attraversava la strada sulle strisce pedonali in viale della Regione Siciliana all’altezza dell’attraversamento di via Perpignano. Ad investire e uccidere il sedicenne fu una Dacia rossa guidata da una ragazza neo patentata F. C. accusata di omicidio stradale.
Durante l’udienza odierna si è formalizzata la costituzione delle parti civili al ministero degli avvocati Antonio Palazzotto e Francesco Paolo Cardullo. L’imputata ha richiesto il patteggiamento della pena, il giudice dell’udienza preliminare, dottor Pilato, ha autorizzato le parti civili alla chiamata in causa del responsabile civile. Gli avvocati della famiglia Cardovino hanno depositato un fascicolo contenente foto, video e documenti relativi all’incidente.
Il pm ha deciso di rinviare l’udienza al 9 febbraio 2022 in modo da poter valutare il contenuto del fascicolo e la proposta di patteggiamento da parte della ragazza alla guida dell’auto che ha investito il povero sedicenne. I genitori di Agostino si sono costituiti parte civile. Era presente tutta la famiglia Cardovino ed all’esterno del Tribunale di Palermo erano presenti inoltre anche alcuni amici che hanno voluto manifestare la loro vicinanza attraverso uno striscione con su scritto: “Siam venuti fin qua per la verità”. Successivamente, i carabinieri hanno provveduto a rimuovere il telo.
La famiglia della giovane vittima chiede a gran voce dal giorno dell’incidente, di conoscere la verità su quanto accaduto quella sera: “Sono trascorsi quasi diciassette mesi – ha dichiarato Rossella Morici, madre di Agostino – da quando mio figlio è stato ucciso. Ho sempre chiesto di sapere la verità, di conoscere come siano andati veramente i fatti quella sera. Chi guidava l’auto con la quale è stata tolta la vita a mio figlio, aveva visibilità e tempo per poter tentare una qualsiasi manovra per evitare l’impatto ed invece mio figlio non c’è più. Sul posto nessun segno di frenata. Come mai nessuno all’interno di quel veicolo ha visto mio figlio? La distrazione che toglie la vita ad una persona non può essere patteggiata e magari poi archiviata. Pretendiamo di sapere la verità e vogliamo giustizia”.
Articolo a cura di Elian Lo Pipero e Giusi Bottone