Sale a quattro il numero dei medici indagati per la morte del giornalista Andrea Purgatori, avvenuta il 19 luglio scorso a causa di un’infezione cardiaca. La procura di Roma punta a stabilire se le diagnosi e le conseguenti cure somministrate a Purgatori, dopo l’individuazione di presunte metastasi al cervello, possano averne accelerato il decesso.
L’incidente probatorio è fissato per il 21 marzo. Oltre al professore Gianfranco Gualdi e al suo assistente, Claudio Di Biasi, nel registro degli indagati sono stati iscritti Maria Chiara Colaiacomo, altro membro dell’équipe di Gualdi, e il cardiologo Guido Laudani.
Tra le ipotesi al vaglio, c’è anche quella del possibile ritardo nella diagnosi di infezione cardiaca. Secondo i familiari del giornalista, le sedute di radioterapia che questi sosteneva per curare le metastasi cerebrali, diagnosticate da Gualdi e derivanti da un tumore al polmone, avrebbero provocato il decadimento fisico che avrebbe a sua volta favorito l’infezione cardiaca. Dagli esami istologici completati nel settembre scorso emergerebbe “concordemente” inoltre che, al momento del decesso, non era presente alcuna metastasi al cervello.