Sono giunte a un punto di svolta le indagini sulla morte di Catena Pagano, da tutti conosciuta come Deborah. La donna, commessa a Taormina, è deceduta nella serata di venerdì 8 luglio, nella sua abitazione di Macchia di Giarre. A lanciare l’allarme il marito, tuttavia circa trentacinque ore dopo. Questo uno dei motivi per cui l’uomo, Leonardo Fresta, accusato dell’omicidio della moglie, rimarrà in carcere. La coppia viveva con la figlia, che la tragica serata della morte della madre non era in casa, ma dai nonni per trascorrere il fine settimana.
Sono tanti i punti incongruenti nella deposizione dell’uomo, 40 enne panettiere e già pregiudicato. Innanzitutto lo stacco temporale di oltre un giorno e mezzo tra il momento della morte e quello in cui l’uomo ha dato avviso al 118, in modo particolare perché Fresta ammette di essersi accorto immediatamente del decesso. Poi, le contradditorie versioni rese al personale sanitario del 118 intervenuto sui luoghi, rispetto a quelle fornite nell’immediatezza dei fatti alle Forze dell’ordine e in sede di interrogatorio; il fatto che sul corpo della vittima sono state riscontrate numerose ecchimosi, nonché la frattura dello sterno e di una costola. Elementi che hanno fatto dedurre al medico legale che non si sia trattato di morte naturale.
Inoltre erano presenti anche diffuse tracce ematiche all’interno dell’abitazione, e in ambienti diversi dal bagno, nonché una “generalizzata, e ingiustificata per le circostanze, opera di pulizia dei luoghi“. Infine, l’acquisizione di immagini dei sistemi di videosorveglianza della zona, e le dichiarazioni rese da conoscenti e parenti della famiglia della vittima, hanno contribuito a delineare il quadro della situazione, che inchioda Leonardo Fresta quale autore dell’omicidio della moglie.
Nella giornata di ieri, 13 luglio, si è proceduto all’autopsia del cadavere. In seguito si è poi svolta l’udienza di convalida, in esito alla quale il Gip ha convalidato il fermo emettendo ordinanza di custodia in carcere.